Tornata dall'incontro preparativo del FSM a Napoli e da una breve vacanza successiva, riguardo gli appunti per buttare giù qualche rigo. Ma in quelle note non c’è molto sugo e piuttosto mi fanno ricordare ciò che Erri De Luca ha scritto a proposito del nostro mare chiuso: “ovunque io sbarchi lungo le coste prima ancora di conoscere io riconosco…” Una lunga sequenza di interventi che si sono succeduti uno dopo l’altro a cui i moderatori facevano fatica a dare una disciplina : napoletani, romani, palestinesi, libanesi, francesi, tunisini, egiziani, esiliati kurdi o sudanesi, magrebini, spagnoli, greci, israeliani,maltesi ciprioti… resoconti veloci ma focosi a descrivere di gente che si tenta forse per la prima volta di mettere insieme e a cui la somiglianza - abbiamo tutti lo stesso “miscuglio di antenati”- non ha impedito,e non impedisce tuttora,di scannarsi con grande facilità. Del resto, come dice Erri De Luca, “questo mare non è stato mai un’espressione politica. ‘E stato al contrario la casa di atroci storie di famiglia”.
Non stupiscono quindi le contestazioni , a cominciare dalle critiche alla segreteria, che si sono susseguite…. Perché non è arrivato chi avrebbe dovuto e magari è arrivato chi non avrebbe dovuto? La politica dell’estensione sarà trasparente? Si farà il possibile perché chi non ha avuto il visto o non è stato informato partecipi la prossima volta? L’autoconvocazione, sostenuta da qualcuno, ci garantirà della presenza dei movimenti che l’islamismo politico ha tutto l’interesse di reprimere e di isolare, di tutta quella gente che da anni lotta per il diritto alla terra, alla salute, al lavoro? O ci ritroveremo sigle dubbie, magari di sindacati governativi? Serve un Forum di questo genere a garantire la partecipazione dal basso dei movimenti? Si è tornati indietro, rispetto a Porto Alegre ?
Puntuale ed inevitabile non poteva mancare polemica sul sionismo. Risponde ad un bisogno di chiarezza, come la puntualizzazione della discriminante antiliberista o antirazzista, classista o sessista, o nasconde qualcos’altro? Difficile capire per chi, pur essendo a pieno titolo dentro i flussi del movimento dei movimenti, non è solito partecipare ai livelli di organizzazione e preparazione di un Forum Sociale come quello che è convocato a Barcellona per il prossimo marzo.
Quali le prospettive per un Forum che scommette di riuscire ad abbracciare tre continenti con problemi sociali, politici e pratiche di vita così diversi, dentro una sproporzione così macroscopica tra le varie forme del potere e la capacità di costruire un mondo diverso?
Certo i punti di partenza comuni ci sono: siamo tutti contro la devastazione operata dalle politiche che sostengono la guerra globale permanente e il neoliberismo economico ( anche se c’è chi parla di Impero e chi parla di Imperialismo USA). Ma, entrando poi nello specifico, saremo d’accordo su che cosa è veramente neoliberismo e sui modi per contrastarlo? Saremo capaci di sostenere battaglie specifiche senza incoraggiare pericolose derive identitarie?
Nel gruppo tematico donne poi , noi donne resistenti a tutte le forme di fondamentalismo ed integralismo, donne che pensano il cambiamento a partire dai percorsi di libertà dei singoli - popoli o individui - che possibilità troviamo in un Forum come questo che sembra più una sfilata di portavoce che uno strumento di confronto e di organizzazione di pratiche di resistenza e di lotta? Provenendo da paesi così poco comunicanti, con problematiche primarie così diverse, la ricerca di un’intesa reale sembra un’impresa difficile .Inoltre, ammesso di riuscire a confrontarsi come soggettività differenti, sarà sufficiente il dialogo Eppure, nonostante tutti questi interrogativi siano reali e consistenti, dubitare e temere non serve a niente. Infatti, nonostante i limiti della forma organizzativa di un Forum, abbiamo visto costituirsi relazioni trasversali, che sono quelle che riescono a decostruire quegli automatismi psichici che rendono le singolarità o i singoli gruppi assoggettati o appiattiti dentro l’isolamento, il bisogno identitario e la paura. E questo determina un ampliamento di coscienza, al di là di quello che i vari portavoce dicono dai microfoni del tavolo della presidenza. Nell’ultimo numero di Posse dedicato al divenire-donna della politica, Rosi Braidotti dice che l’economia discorsiva della nostra epoca è quella di una grande proliferazione di differenze, che tuttavia non aboliscono ma semmai confermano il potere del Medesimo. E questo come donne lo sappiamo benissimo avendo visto il potere moltiplicarsi attraverso la frammentazione. “Diviene allora urgente- afferma Braidotti – resistere a questa trasformazione molecolare delle relazioni di potere, per tentare invece di costruire una pratica di relazioni agli altri che si ponga fuori delle gerarchie classiche e proponga di contro delle politiche trasversali, poliglotte, dinamiche”.
Questa forse potrebbe essere la scommessa del Forum Sociale Mediterraneo, se si riuscirà a rispettare le differenze tra i diversi posizionamenti. Una scommessa che parla di conflitti attraversati ed affrontati come pratica di vita e non di morte, di confini trasgrediti, di fusioni potenti e di rischiose possibilità e che costruisce legami senz’altro parziali ma reali. Partire da dimensioni situate per dislocarsi su un piano globale, costruendo pratiche di relazione e teoria, delineando così nuovi itinerari teorici con tracciati discontinui e quindi con tanti punti di domanda che si rinnovano in continuazione. Partire da sé come esiliato, rifugiato, lavoratore sfruttato, lavoratore migrante sfruttato, contadino egiziano in lotta contro la privatizzazione dell’acqua, giovane studente donna araba da un campo profughi, donna algerina in lotta contro il fondamentalismo islamico, donna europea vittima del lavoro postfordista, immigrata badante ri-relegata al lavoro di cura e tante altre cose ancora, per far comunicare le differenze, può aiutare tutti noi a trasformare questi non luoghi in luoghi di consapevolezza, resistenza e di lotta. Saluti a tutti almamorru
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