Oltre ai problemi organizzativi che affligo l'Italia l'esempio inglese è
difficilmente applicabile in Italia anche per problemi tecnici: detta in
soldoni in UK non hanno le montagne e fare una previsione è decisamente più
semplice.

In Italia le reti di monitoraggio non bastano per fare una previsione di
allagamenti, serve anche una supervisione "umana" che decida (e si prenda
la responsabilità delle conseguenza...) quale sarà il bacino più
probabilmente coinvolto.

ciò non toglie che si potrebbe fare di più e meglio di quello che si fa
attualmente.

My 2 cents,

Stefano Salvador

P.S. Rimetto nel thread la lista GFOSS dove forse la discussione è più
appropriata.



Il giorno 16 dicembre 2013 13:38, Francesca Valentina <
coretodes...@gmail.com> ha scritto:

> grazie Piergiorgio di questo esempio, i dati di sensori appropriati sono
> esattamente quello che secondo me avrebbe dato la svolta al monitoraggio
> degli eventi, li ho invocati più di una volta e sto riflettendo in questo
> senso di come poterli applicare sul territorio.
>
> ...
>
>
> Il giorno 16 dicembre 2013 12:22, bertalan.i...@gmail.com <
> bertalan.i...@gmail.com> ha scritto:
>
>> «Ma il vero valore aggiunto sono i dati dell'Agenzia Ambientale UK,  da
>> sensori ed elaborati ogni 15 minuti per produrre aree di possibile
>> esondazione.»
>>
>> Lodevole iniziativa, con molti dubbi di applicabilità in Italia.
>> Oltre ai problemi gestionali esiste anche quello di tipo psicologico.
>>
>>
>>
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