Ciao Giacomo, buona giornata a tutti. La macchina non capisce perchè opera con criteri statistici, questo afferma Giacomo insieme ad altri autorevoli. Continuo a domandarmi: poco o tanto, l'intelligenza umana opera con criteri statistici? Un fatto; non parliamo più la lingua di Manzoni. Altro fatto: in poche decine di anni ""digitale"" ha cambiato significato ed anche genere, da ""la"" digitale è diventato ""il"" digitale. Due esempi dai quali nasce il mio dubbio: l'attribuzione di significato, la frequenza d'uso operano con criteri statistici? Lo stesso diritto, la stessa interpretazione del diritto, operano con criteri statistici? Aggiungendo anche valutazioni di qualità? Ad es 1 sentenza di tribunale periferico vale meno di 1 cassazione ecc ecc, ugualmente l'opinione di un giurista di provincia rispetto a quella di un cattedratico alla Sapienza. Ulteriore esempio: oggi, agosto 2024, un ultraottantenne come me potrebbe essere criticato per rivolgere il saluto a tutti anzichè tutte e tutti oppure tutt* eccetera, ai miei tempi era universale l'uso neutro di molte parole e questo non voleva per niente escludere o marginalizzare persone di genere diverso. Da qualche tempo si diffondono altre convenzioni d'uso. Non mi limiterei a criticare il digitale perchè fondato sulla statistica, mi domanderei se la nostra intelligenza può essere meno speciale di quanto riteniamo. Con Galileo abbiamo cominciato ad abbandonare l'antropocentrismo in astronomia, il digitale potrebbe avviare analogo percorso nelle cosiddette scienze umane? Cordialmente. Duccio (Alessandro Marzocchi)
Il giorno mar 20 ago 2024 alle ore 15:34 <nexa-requ...@server-nexa.polito.it> ha scritto: > Date: Tue, 20 Aug 2024 14:56:51 +0200 > From: Giacomo Tesio <giac...@tesio.it> > > Il 20 Agosto 2024 10:39:18 UTC, Gianluca Fasano > <gianluca.fas...@cnr.it> ha scritto: > > > abbiamo disunito la capacità di comprensione dalla capacità > > ‘tecnologica’ di produrre idee e opinioni; > No. > Abbiamo realizzato software che producono output testuale privo di > significato ma in grado di ingannare gli esseri umani che non ne > comprendono il funzionamento. > La tua mente attribuisce significato a qualcosa che non ce l'ha, come > un sasso o la pioggia, ma che è stato letteralmente progettato e > realizzato per massimizzare la probabilità di ingannarti. > Turing lo chiamava "imitation game", ma sarebbe stato più corretto > parlare di "imitation deceit". > > È software innovativo? > Sì, abbastanza da apparire "indistinguibile dalla magia" ai profani. > > Produce idee e opinioni? > No. Ma è stato progettato per ingannare la tua mente in proposito. > > > abbiamo creato autori senza persona > > Confondi autorialità e plagio automatizzato su larghissima scala. > > > senza libertà ma che, nei fatti, simulano l’esercizio di quella. > > Come simulano la produzione di idee e opinioni: tramite l'inclusione > di numeri casuali nell'input del software. > > > Adesso abbiamo il compito di individuare modelli normativi per > > gestire le responsabilità derivanti da questi nuovi modelli di > > autorialità. > > Perché? > > Non basta che ne rispondano coloro che realizzano il software (quando > scaricabile) o che forniscono il servizio (vedi ChatGPT, Gemini etc...) > > Hanno scritto un software che produce output per loro conto, > riproducendo malamente i testi che hanno usato per programmarlo > statisticamente. > > È sufficiente che rispondano delle eventuali violazioni del diritto > d'autore e di ogni output che questi software producono come se lo > avessero scritto per proprio conto. > > Se quell'output viene interpretato da un giudice come diffamatorio, > loro risponderanno per diffamazione. > Se quell'output viene interpretato da un giudice come disinformazione, > loro ne risponderanno. E così via. > > Perché l'uso di automatismi complessi per violare i diritti delle > persone o le norme esistenti dovrebbe garantire impunità o comunque un > trattamento diverso da parte della Legge? > > > Giacomo > > > >