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strategie per la comunicazione indipendente
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----- Original Message -----
From: "Sbancor Parvus" <[EMAIL PROTECTED]>
To: <[EMAIL PROTECTED]>
Sent: Sunday, January 12, 2003 12:20 PM
Subject: [RK] Questa volta Rossana Rossanda ha ragione!


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> strategie per la comunicazione indipendente
> http://www.rekombinant.org/media-activism
> ---
> Sono d'accordo con Sbancor.
> Vorrei aggiungere alcune considerazioni, visto che argomentazioni del
genere erano oggetto di discussione già in occasione delle ultime elezioni.
>Allora sostenni, cosa che continuo a sostenerere tutt'ora, che molti
compagni si apprestavano, nel momento in cui manifestavano la loro
intenzione di non votare e semmai lo avessero fatto, giammai ulivo, a fare
un grosso errore. L'errore a mio avviso deriva dalla confusione , tipica
della nostra mentalità politica, fra i differenti livelli logico-politici
del discorso: una cosa è essere nel movimento ed agire al suo interno,
altra cosa è , non già la politica dei partiti, bensì le elezioni politiche,
quale  momento concreto dell'attribuzione , sancita dal voto popolare, di
poteri istituzionali, i quali che ci piaccia o no condizionano fortemente le
nostre esistenze come singoli ,come gruppi e come ceti politici. Per anni
abbiamo continuato a dire che la vera politica non è quella istituzionale,
dei partiti , delle elezioni ecc, espressione classica della mistificazione
borghese, confondendo quello che è un attributo di sostanza con la realtà
della politica, urlando a pieni polmoni che o si fa la rivoluzione o tutto
cambia per non cambiare nulla. Vero , ma che c'entra questo con la scelta
elettorale, forse che fare una scelta elettorale corrisponde ad un'opzione
etica, politica, ideale? Mi si dirà che la scelta elettorale è essa stessa
una scelta politica. Vero anche questo, ma come ciò entra in contraddizione
con le proprie convinzioni politiche? Una scelta politica è cosa contingente
e non sto parlando di volgare tatticismo, che va commisurata, non con il suo
maggiore o minore approssimarsi alla propria visione del mondo , ma molto
più semplicemente con le conseguenze pratiche immediate e con le esigenze
pratiche immediate di tale scelta.
Per farla breve molti dissero allora in occasione delle elezioni :mai con
chi ha detto si alla guerra !! Mai con l'Ulivo per mille e giuste ragioni.
Alla fine ci siamo ritrovati Berlusconi....In questo caso si è confuso il
giudizio etico sacrosanto con la scelta politica o se preferite con il
realismo politico.
Conosco l'obiezione a tale argomentazione, che è quella di dire , ma allora
facciamo patti anche con Hitler se questo può servire.
Non è la stessa cosa, poichè  a meno di non voler dare ragione a Bossi, che
definiva quelli dell'ulivo nazisti rossi, Rutelli non è Hitler e soprattutto
la sua elezione da un punto di vista sia logico che politico sarebbe
risultata seppure di poco più vantaggiosa per l'interesse comune
dell'elezione di Berlusconi. Quello che voglio affermare è che si può
benissimo essere un disobbediente e votare che so Marini alle elezioni senza
che questo significhi rinunciare ad essere un disobbediente. Significa
semplicemente esprimere una scelta che risponde ad un altro ordine di
intenzioni. Non voglio fare propaganda per l'ulivo voglio solo affermare che
ben venga Cofferati se contribuirà insieme ad altri a spostare l'asse dei
diritti anche di un solo centimetro a favore dei più deboli e se anche
questo porterà ad eleggere Prodi che importa, da parte mia non mi sento
obbligato ad "obbedirgli" se farà leggi sconce,il movimento continuerà a
fare la  parte che più gli si addice, probabilmente agendo all'interno di
orizzonti politico-sociali mutati e attraverso modalità differenti(nemmeno
le forme del movimento sono eterne), ma se eleggere Prodi significherà
avanzare anche di poco sul piano dei diritti e delle garanzie istituzionali
ben venga anche lui.
In ogni caso se come ha avuto modo dire a Genova Zulu, abbiamo attualmente
"il governo più merdoso d'Europa", peggio di così non potrà mai essere.
Mi scuso per lo stile un po' efferato , ma ho scritto di fretta.



> Questa volta Rossana Rossanda ha ragione da vendere..
> Dopo  il Venerdì di Firenze, la situazione politica italiana è cambiata.
Se
> qualcuno non lo capisce può sempre occuparsi di calcio.  Ora tutto mi si
può
> dire tranne che io sia un appasionato di "situazioni politiche". Mi
sembrano
> teatrini e balletti, disfide di potere con lessici di tipo baronale,
insomma
> una gran perdita di tempo. . Questo mio attegiamento proviene da una
> completa sfiduci sulla capacità delle politiche ufficiali, sindacali,
> istituzionali di cambiare, in meglio, i modi di vita della gente. Hanno
> invece il potere di cambiargli in peggio.
>
> Ma questa volta voglio essere ben chiaro, anche a costo di sacrificare la
> brillantezza dello scrivere e qualche battuta velenosa. La situazione lo
> richiede, come si diceva un tempo.
>
> Dunque penso, ed ho sempre pensato che i partiti di "sinistra"  (tutti) e
i
> sindacati di "sinistra" (tutti) in una società capitalista non possono, e
> non devono essere rivoluzionari.  E non solo perche il cambiamento
radicale,
> la rivoluzione sociale, la fine delle epoche sono cose troppo complesse
per
> farle gestire da questi apparati burocratici.  Questo sarà anche vero, in
> molti casi, ma c'è poi un motivo di fondo che riguarda la "critica della
> politica e dell'economia politica".  Partiti e Sindacati (tutti)  sonom la
> forma di organizzazione della "merce forza lavoro" in quanto merce. Sono
un
> attore dello scambio sociale, non un impossibile sovvertitore. Quando
fanno
> bene il loro mestiere - cosa che negli ultimi anni è stata assai rara - il
> massimo a cui possono arrivare  è la difesa delle categorie che
> rappresentano, nei limiti strutturali che queste categorie hanno nella
> società. Ciò non vuol dire che il loro ruolo, specie quando lavorano bene
> non sia importantissimo Difendendo la contrattazione, difendono anche la
> democrazia e la libertà delle calssi e delle categorie meno protette.
(Cosa
> che nell'Italia di oggi non è certo poco!) Quando pretendono invece di
> governare, o peggio di progettare il futuro delle societò, quasi fossero
> architetti di qualche nuovo ordine sociale, iniziano i guai. Guai veri: o
si
> finisce nel "partito autoritario" che impone la sua linea, (ormai oggetto
> degno delle attenzione del WWF) o più facilmente si finisce su quelle
"terze
> vie" alla Blair, D'Alema  & soci.
>
> Questa lunga premessa per dire: i movimenti sono una cosa, i partiti e i
> sindacati  un'altra.
>
> I movimenti  sono orizzontali, praticano la democrazia diretta, si
inventano
> nuovi rapporti sociali e nuove forme di cooperazione. Quando sono
> particolarmente forti possono introdurre cambiamenti e innnovazioni
> permanenti nella società. Avenno negli anni '60. Non avvenne più fino a
> Seattle.
>
> I partiti e i sindacati al massimo possono "recuperare" qualche idea dei
> movimenti, sclerotizzarla, arruginirla e consegnarla al mercato dei
> "pensieri usati".
>
> Nella miglire delle ipotesi possono costituire spazi di libertà utili ai
> movimenti, aumentandone la capacità di incidere e di introdurre nuove idee
e
> nuove pratiche.
>
> Se la questione sta così, qual è  l'oggetto del contendere fra Bertinotti,
> Bernocchi e Cofferati? A mio avviso nessuno di rilievo. Se non beghe di
> cortile, coltivazione di ortaggi,  gestione di nicchie di sopravvivenza.
Ben
> Poco!
>
> Né Bertinotti, né Bernocchi possono pensare seriamente che le loro
> organizzazioni siano o possano diventare rivoluzionarie! Suvvia!
>
> E allora? Allora ha ragione Cofferati che almeno è uomo dall'argomentare
> cortese e dai lunghi silenzi (cosa che non dispiace nell'epoca della
> politica urlata e degli estremismi di centro).
>
> Cofferati è soprattutto un pragmatico, che conosce i limiti del suo agire
e
> meglio ancora conosce i limiti della struttura che lo appoggia. Ora sta
> facendo una operazione "politica" interessante.
>
> Cerca di coniugare la forza della CGIL  con vari movimenti, dai
girotondini,
> ai no global, da emergency, ai cattolici. Il suo obiettivo politico sono
le
> prossime elezioni cui vuole arrivare come leader di una sinistra realmente
> unita e alleata con Romano Prodi, candidato Leader della coalizione . Nel
> campo delle ipotesi realistiche  è una di quelle più dotate di senso.
> Ovviamente non è un uomo dei "movimenti", ne un rivoluzionario. E su
questo
> è più onesto di altri.
>
> E allora che senso ha "fargli le poulci" da parte di partiti e sindacati
"di
> sinistra"?  Nessun senso comune, a meno che non si voglia resusitare
l'idea
> "gruppettara" dei partiti e dei sindacati "rivoluzionari".
>
> Nemmeno gli anarcosindacalisti riuscirono sempre ad essere organizzazione
di
> difesa degli interessi dei lavoratori e avanguardia rivoluzionaria,
insieme.
> E stiamo parlando di Durruti, di Sorel, del primo Di Vittorio, di Armando
> Borghi. E non vorrei fare paragoni con gli attuali..
>
> E allora?
>
> Allora ha ragione la Rossanda sul "Manifesto" di oggi: "La questione di
una
> sinistra forte sul piano sociale, capace di condizionare il capitale,
> condiziona una rivitalizzazione dellopposizione a Berlusconi che non è
> soltanto, né specialmente una anomalia... Dietro lo spettacolo penoso
della
> rissa fra le sinistre, questa è la vera posta in gioco, un modo arruffato
> per non guardarla in faccia. E' una posta in buona misura epocale. E anche
> chi vede con simpatia il cinese non può limitarsi né a tifare per la sua
> impresa né a gufarla prevedendone le difficoltà: non è impresa di uno
solo.
> Chi si sente da questa parte della barricata, ha da darsi da fare, noi
> compresi."
>
> E non dimentichiamoci che almeno in parte l'attuale politica del cinese è
un
> effeto dell'agire proprio dei "movimenti". Oggi di fronte alla crisi
> economica, alla guerra imminente, alla crisi strutturale dell'ambiente e
> così via,  il fatto che alla guoida della sinistra unita ci sia uno che è
> contro la guerra senza tentennamenti, per la difesa dell'art.18, per la
> difesa degli spazi democatici, uno che con i "movimenti" ci parla, ai
> "movimenti" conviene. Per andare più avanti negli spazi aperti. O
preferiamo
> continuare a litigare con D'alema & partners per i prossimi cinque anni?
>
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