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Nel 1996 a Milano, durante la festa dell'Unita, in un dibattito sulla politica dei 
redditi
con relazione di Cofferati mi sono permesso di smentire pubblicamene le sue
conclusioni di sostegno all'accordo del 1992 e 1993, presentando dei dati che
mostravano che anche in presenza di una tenuta del salario reale (risultato che si
può ottenere con alcune manipolazioni statistiche), era comunque incontrovertibile il
fatto che il salario relativo, ovvero la porzione di Pil che va all'insieme dei 
lavoratori,
fosse drasticamente diminnita. Dal momento che, al netto delle variazioni
dell'occupazione, il salario relativo è la vera unica la misura della distribuzione del
reddito, la politica dei redditi era stata disastrosa per i lavoratori, favorendo la
polarizzazione dei redditi a vantaggio dei profitti e delle rendite.
Cofferati, allora, mi chiese di che cosa mi occupavo e alla mia risposta che
insegnavo Economia Politica all'Università di Pavia, commentò in modo caustico,
ironizzando sull'insegnamento che avei potuto dare agli studenti. Detto ciò, due
energumeni si posero ai miei fianchi impedendomi di replicare. Dopo di chè me ne
andai, schifato dei soliti modi stalinisti..
Personalmente non ho ancora capito che cosa pensi Cofferati al riguardo. Vorrei
sapere due o tre semplici cose:
* come valuta la politica concertativa post accordo 1992?
* Che ne pensa della qustione salariale in Italia, visto che oramai sono difficilmente
negabili gli efetti nefasti di quella politica?
* Come si pone rispetto al lavoro precario? Ok, difendere l'art. 18, (difende meno le
pensioni, come rileva McSilvan), ma rispetto alla contrattazione individuale di chi non
ha l'art. 18, che dice?

Certo la situazione non è eccezionale, ma prima di valutare se vale la pena di votare
Cofferati, almeno qualche chiarezza sulle posizioni mi sembra il minimo. Può darsi
che mi sbagli, ma questa svolta della Cgil che diventa conflittuale quando vince le
elezioni Berlusconi i puzza! Non vorrei che dopo aver vinto le elezioni con il voto
nostro degli utili idioti e con l'Ulivo al governo, La Cgil ritorni ad essere 
concertativa,
così come lo è stato per tutta la legislazione precedente. Se così fosse, a parte 
alcuni
aspetti giuridici e culturali, sul piano strettamente economico e delle condizioni
sociali, non vedo grande differenza tra i due schieramenti.

Andrea Fumagalli
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