Gentile Mark Bernardini,
lei confonde piani totalmente diversi, in particolare quello del diritto e 
della tutela delle norme sul copyright con quello della partecipazione 
democratica che non vedo in che modo possa derogare a dette norme se non 
attraverso a funzioni complesse come quella legislativa.

Su wikipedia agiamo tramite nick e dico l’ovvio dicendo che se lei decide di 
registrarsi con nome e cognome, nessun di noi può essere certo della sua 
identità. 
Se quindi l’utente Mark Bernardini carica una foto che ritrae Mark B. e questa 
foto già risulta pubblicata altrove su rivista di cui Mark B. non appare essere 
titolare, la prima cosa da fare è cancellare la voce per violazione di 
copyright così tutelando un diritto ben preciso.
Ecco vede, di fronte a questo semplice, banale, scrupolo e cioè la difesa di un 
diritto altrui, lei dovrebbe semplicemente ringraziare l’utente Bradipo Lento e 
non scrivere codeste email.
Sono certo però che a questo tenore del suo scritto abbia contribuito la non 
perfetta conoscenza del mondo di wikipedia e dello scrupolo che gli utenti e 
gli amministratori hanno nel salvaguardare i diritti di copyright altrui. Anche 
a costo di sbagli o di mal comprensione come questa.
Pensi un po’, sarebbe bastato che lei caricasse una foto non pubblicata per 
evitarle questa perdita di tempo.

Cordiali saluti
Ignis de La Vega (un nick, ma potrei essere davvero parente di qualcuno più 
famoso)


> Il giorno 2 mar 2021, alle ore 10:35, Mark Bernardini <m...@bernardini.com> 
> ha scritto:
> 
> Ho inviato una mia foto (Mark_Bernardini.jpg). La foto è stata bloccata, 
> perché non disporrei di sufficienti permessi in merito ai diritti d’autore.
> 
> Sono un interprete di simultanea e consecutiva. Nel 2017 stavo traducendo in 
> una riunione presso il parlamento russo, durante la traduzione chiesi ad un 
> mio conoscente di scattarmi una foto dal mio smartphone. Dunque, mia la foto, 
> mia la persona che vi è ritratta (si può vedere nel link qui sotto) e mio 
> l’apparecchio fotografico.
> 
> Il 29 maggio 2020, la rivista torinese “Nuova Società” mi fece un’intervista, 
> per la quale mi chiese una foto, gli spedii proprio la foto in questione. 
> L’intervista è reperibile al link:
> 
> nuovasocieta.it/ci-sono-due-russie-una-e-quella-raccontata-dai-mainstream-occidentali-laltra-quella-reale-intervista-a-mark-bernardini/
> 
> L’utente “Bradipo Lento” (tra l’altro, sono abituato a conversare con persone 
> che si presentano con nome e cognome, non con anonimi nickname di dubbio 
> gusto) ha bloccato la foto, affermando che essa appartenga alla rivista in 
> questione. Ho contattato l’intervistatrice, che, sorpresa e mortificata, mi 
> ha confermato che, ovviamente, la foto è e rimane di mia proprietà. Sono in 
> attesa di avere la conferma scritta da parte della loro redazione, ma la 
> vicenda è già ora di per se lampante ed emblematica.
> 
> Avendo io contestato la decisione di “Bradipo Lento”, quest’ultimo ha 
> bloccato il mio account (posso fornire lo screenshot, se necessario). Pongo 
> dunque una questione che travalica l’episodio congiunturale. In Wikipedia si 
> parla continuamente di “democrazia partecipativa”.
> 
> Tecnicamente, etimologicamente, “democrazia” viene dal greco δημοκρατία, 
> composto di δῆμος “popolo” e -κρατία “-crazia”. Potere al popolo. La 
> democrazia è una forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e 
> garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza 
> all’esercizio del potere pubblico.
> 
> La democrazia partecipativa (o diretta) è quella per cui gli antichi ateniesi 
> avevano e utilizzavano la possibilità di esprimersi direttamente con la 
> discussione e con il voto sulle tematiche di interesse per la loro città e di 
> decidere. Rousseau ritenne che la democrazia non possa che esprimersi in 
> forma di partecipazione personale e diretta, che garantisce e mantiene la 
> libertà di tutti e consente la formazione della volontà generale. Se 
> vogliamo, possiamo arrivare persino a Lincoln: “government of the people, by 
> the people, for the people”. Il popolo si esprime attraverso le elezioni, ma 
> può anche governare direttamente e il governo deve perseguire l’interesse del 
> popolo.
> 
> Poi nell’antica democrazia ateniese c’era anche un altro principio: quello 
> dell’ostracismo. Era un tipo di sanzione consistente in un allontanamento 
> della durata di 10 anni dal territorio della città, che l’assemblea popolare 
> poteva comminare nei confronti di cittadini la cui attività fosse ritenuta 
> pericolosa per lo Stato, ma in pratica utilizzato, per lo più 
> pretestuosamente, per eliminare dalla scena politica personaggi pubblici 
> invisi alla maggioranza.
> 
> Quello che è stato operato nei miei confronti è peggio dell’ostracismo: non 
> c’è nessuna assemblea popolare, bensì è sufficiente un singolo anonimo, non 
> eletto da nessuno, investito di un potere abnorme, ingiustificato, 
> sproporzionato e perciò pericoloso.
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