On Thu, Apr 04, 2013 at 02:53:15AM +0200, aperi2007 wrote:

> Una volta che una informazione è posseduta anche da altri, il suo
> valore decade notevolmente fino a essere zero.

Parli del "valore di mercato", ovvero: quanto riesco a farmi pagare
per trasferire questo bene. Piu' il bene scarseggia, a parita' di domanda,
maggiore e' il "valore di mercato".

Poi c'e' un "costo", che e' quello di produzione.
Quello non cambia. Ed e' stato, solitamente, gia' pagato.

Un potenziale concorrente valuta se assumersi questo "costo" per
poter ench'esso vendere. Se lo fa, aumenta l'offerta, diminuisce
il "valore di mercato". Il costo complessivo e' raddoppiato (pagato
una volta dal primo produttore e una seconda volta dal concorrente).

Continuando a tracciare il grafico si arriva ad una situazione in
cui il "valore di mercato" tende allo zero e il "costo di produzione"
tende all'infinito. Beneficiari: coloro i quali hanno nel tempo
acquistato l'informazione (a costo decrescente nel tempo).

Ora consideriamo l'altra ipotesi: si consente la copia libera.

Costo di produzione: quello originario, fisso, gia' pagato.
Valore di mercato dell'informazione: tende allo zero.
Beneficiari: tutti gli interessati (immediatamente).

Il rapporto costo/beneficio e' molto piu' alto nella seconda ipotesi,
laddove si considerino "costo" e "beneficio" come a carico di tutti.

Ovviamente i rapporti sono differenti da soggetto a soggetto.
Ad esempio il produttore originale che vendesse ad un prezzo > 0
avrebbe un costo comparabile (ci vanno aggiunti i costi di vendita)
e un beneficio maggiore di zero (sempre togliendo i costi di vendita)
ma questo "vantaggio" sarebbe a discapito di tutti quelli che in questo
modo non avrebbero accesso all'informazione, o non potrebbero svilupparci
sopra servizi a valore aggiunto.

Lo Stato dovrebbe lavorare per il bene comune, e quindi considerare
il costo/beneficio su scala sociale, altrimenti e' normale che sia
considerato "nemico del popolo" come spesso succede in Italia.

--strk;
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