Come annunciavo, vi sottometto questa proposta: add, cut, edit.

andrea

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Titolo: Biologia, libera e' bella

Dopo l'informatica, anche in biologia si comincia a pensare a ricerca sganciata
da brevetti e proprieta' intellettuale. E' stato appena presentato, infatti, il
progetto <a href="http://www.bios.net/";>BIOS</a> (Biological Innovation for Open
Society): si tratta di un programma di ricerca mirato a sperimentare la libera
condivisione dei risultati e delle tecniche scientifiche tra scienziati. La
proprieta' intellettuale, infatti, spesso diventa uno strumento di controllo e
di <a
href="http://www.scidev.net/Opinions/index.cfm?fuseaction=readOpinions&itemid=324&language=1";>freno</a>
dell'innovazione, sebbene venga spacciato per un suo incentivo. Multinazionali
ed universita' spesso usano le armi della proprieta' intellettuale per aumentare
i costi di accesso a dati e tecnologie, impedendo la circolazione delle idee e
garantendo una rendita monopolistica in ambito scientifico.
<p>


Molti laboratori, infatti, soprattutto nei paesi meno ricchi, non possono permettersi
di pagare le licenze per l'utilizzo delle scoperte altrui nelle proprie ricerche
quotidiane, e sono costrette ad abbandonare la competizione
scientifica. Tuttavia, dagli accordi <a
href="http://www.e-laser.org/htm/news.asp?idNews=285";>TRIPS</a> in poi sulla
proprieta' intellettuale, sembra che l'unico modo di finanziare la ricerca sia
il brevetto, e le stesse universita' pubbliche sono ormai misurate sulla
capacita' di depositare brevetti, nonostante si tratti di una privatizzazione di
fatto.
<p>


Il progetto BIOS, lanciato dall'ONG <a
href="http://www.grain.org/bio-ipr/?id=67";>Cambia</a> e finanziato dalla
fondazione Rockefeller, mira proprio a costruire un sistema di ricerca che possa
fare a meno della proprieta' intellettuale e delle sue barriere. Sebbene se ne
parli poco, BIOS costituisce una novita' di portata storica per diverse ragioni:


<p>

Innanzitutto, si tratta del primo concreto tentativo di fare a meno della
proprieta' intellettuale in campo brevettuale. Infatti, le molte esperienze di
libera condivisione (dalla licenza <a
href="http://www.gnu.org/licenses/gpl-faq.it.html";>GPL</a> a <a
href="http://creativecommons.org/";>Creative Commons</a>) hanno finora riguardato
solo l'ambito del diritto d'autore, che copre la maggior parte delle innovazioni
in campo informatico. L'altro corno della proprieta' intellettuale, il brevetto,
non era stato finora affrontato.
<p>


E poi: qualcuno potrebbe pensare che gia'
ci aveva pensato Sabin, che non brevetto' il vaccino della polio e lo lascio' a
disposizione di tutti, salvando la vita' a milioni di persone. La differenza e'
che le scoperte di Sabin portarono si' al vaccino, ma poi furono utilizzate per
tante altre scoperte che si trasformarono in altrettanti brevetti. Sabin, cioe',
non difese la sua conoscenza dalla privatizzazione, se non per quanto riguardava
il vaccino, e la sua generosita' rimase un'anomalia. BIOS vuole rimediare a
questo: infatti, il progetto sviluppera' licenze brevettuali che consentiranno
il libero accesso alle conoscenze; ma in cambio, chi utilizzera' quelle idee non
potra' poi brevettarne le ulteriori innovazioni. In altre parole, tutte le
ricerche che discenderanno da una singola scoperta verranno liberate dal
brevetto, e cosi' via in maniera ricorsiva. E' il principio che ha fatto la
fortuna del free software: la possibilita' dal basso di creare interi filoni di
innovazioni senza proprieta' intellettuale, anche se governi e multinazionali
non sono d'accordo.
<p>


L'ultimo elemento da ricordare riguarda i finanziatori:
Rockefeller, che sostiene economicamente il progetto, non sara' certo un
benefattore della societa'. Con tutti gli interessi in campo farmaceutico che
ha, avra' un suo tornaconto. Pero', sono proprio personaggi come Soros e
Rockefeller oggi i principali sostenitori di un modo nuovo, piu' democratico e
partecipativo, di fare scienza, mentre i governi di destra e di sinistra si
affannano a imporre brevetti, ma si riempiono la bocca di ricerca
pubblica. Forse, per dare un senso alla parola "pubblica" oggi la politica
dovrebbe accettare la sfida che quei grandi capitalisti le pongono, invece di
usare slogan retorici ormai senza significato.


--
www.e-laser.org
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