Ciao a tutt*
due presentazioni in una settimana a bologna per Laser "il Sapere
Liberato". Dieci libri venduti, una settantina di persone in tutto (gran
parte gia' ci conosceva), pioggia di iscrizioni in mailing list (4
nell'ultima settimana).
Insomma, un bilancio tutto sommato positivo dal punto di vista della
propaganda.
La seconda presentazione bolognese ha visto la presenza di circa 25
persone. ambiente accademico, orario (venerdi pomeriggio), periodo
dell'anno (no lezioni, solo esami), e presentazione precedente hanno un
po' penalizzato le presenze.
La discussione è stata piuttosto interessante. Dato l'ambiente (il
dipartimento di storia della scienza) i rilievi mossi al testo sono
stati soprattutto quelli di essere poco "storico". Cosa che puo' essere
anche vera, ma tutto sommato la forma in cui sono stati mossi questi
rilievi era secondo me errata, andando a richiedere un'analisi dei
brevetti e delle forme rituali di gratificazione personale a partire dal
Settecento: volta non brevetta la pila ma si fa dare un titolo nobiliare.
In realtà, proprio quello che emerge dal testo è il fatto che il
brevetto nell'eta' contemporanea perde il carattere gratificativo nei
confronti del singolo inventore. Un carattere in realtà piu' presente
nei sistemi di "economia del dono" o dello sviluppo
collaborativo di software piuttosto che nell'industria che brevetta.
almeno nelle grande imprese. Nell'università forse questo e' ancora
vero: craig venter o kary mullis sono molto considerati proprio per le
loro invenzioni, e per la capacità di autopromuoversi nelle loro
attività (si vedano le cialtronaggini sparate da Mullis....).
Comunque, Laser Manchester ha validamente tenuto botta nell'argomentare
storiografico, facendo anche notare come non sia questione di brevetto
si/brevetto no: la tutela della proprietà intellettuale è utile, se
utilizzata "a rovescio" per impedirne la privatizzazione.
Insomma, abbiamo messo in chiaro che non si chiede l'abolizione della
proprietà privata (almeno non oggi, né domani: ma dopodomani sicuramente
:-) ). Siamo stati pubblicamente lodati per il nostro pragmatismo.
Inoltre, abbiamo fatto notare come in qualche modo in un'ipotetica
storia del brevetto, il nostro libro sia l'ultimo capitolo: per motivi
politico-biografici ci siamo interessati a questo. Con i nostri occhi
abbiamo visto l'infrangersi di un luogo comune prima relativo alla
scienza e poi piu' in generale alla politica: la scienza come attività
positiva di ricerca della verità e poi l'asservimento della politica
all'economia. per questo siamo finiti a parlare di brevetti alla fine
del novecento.
comunque, se avessi tempo, scriverei un aggiornamento di scienza spa e
lo proporrei a feltrinelli.
ciao
m
p.s.
ringraziamo la colonna bolognese che e' stata come al solito molto
accogliente nei nostri confronti, anche di fronte alle emergenze :-)
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