due cose.
1) nella chiusura di DPreview appare un'ulteriore evidenza dell'impermanenza delle risorse digitali. in cui è di primaria rilevanza "il rubinetto" che, in varia combinazione percentuale, porta alla risorsa denaro, banda, personale, hardware, eccetera. come in una serra idroponica, se chi controlla il rubinetto lo chiude, tutto muore rapidamente anche se fino all'istante prima della chiusura del rubinetto era in good shape. su questa impermanenza Marco Calamari aveva scritto in novembre 2020: «Cassandra Crossing/Attivisti della conservazione». /Medium/, 9 novembre 2020. https://calamarim.medium.com/cassandra-crossing-attivisti-della-conservazione-9e3c9a24a489.

giusto a titolo di esempio, segnalo che lo stesso problema era stato descritto qui: Khan, Amina. «Fearing Climate Change Databases May Be Threatened in Trump Era, UCLA Scientists Work to Protect Them». /Los Angeles Times/, 22 gennaio 2017. https://www.latimes.com/science/sciencenow/la-sci-sn-climate-change-data-20170121-story.html. la protezione di cui parla l'articolo era copiare una dopo l'altra le pagine web e i dataset dentro Internet Archive. cioè il problema non è nuovo, dal 2017 ad oggi Internet Archive continua a presentarsi come un rimedio di ultima istanza, e la scomparsa di risorse può avere anche motivazioni politiche e lì la scelta di continuarle si presenta a sua volta come un esplicito atto politico.

2) nel messaggio di Juan Carlos il richiamo a cosa si può fare con il mondo (G)LAM (=libraries archives museums, non si sa mai bene se un acronimo è includente o escludente) è pressante. il tema è forse più specificamente da biblioteche, che da archivi o musei, ma teniamo presente che da un lato abbiamo un universo bibliotecario in cui in genere, tolte le eccezioni dei centri di ricerca e delle università, le persone che vi operano sono assunte a tempo determinato, su contratti al ribasso, affidati a cooperative multiservizi. non il massimo per pensare di gestire di risorse digitali complesse. se pensiamo "ok, allora stiamo sulle biblioteche universitarie e di ricerca", le competenze e i mezzi ci sono ma a malapena dimensionati, spesso sottodimensionati rispetto alle necessità già presenti. e comunque, spesso, il tema delle biblioteche digitali appare settoriale, di nicchia, "da informatici". rimane il progetto della Digital Library italiana, https://digitallibrary.cultura.gov.it/obiettivi/, in costruzione su fondi PNRR, molto pensata in prospettiva di digitalizzazione (=portare in digitale ciò che è in fisico/analogico) ma che forse potrebbe/dovrebbe prendere in seria considerazione la conservazione di ciò che è già digitale ma era alimentato da rubinetti che si sono chiusi o sono sul punto di chiudere. ok. ma la varietà dei sistemi HW/SW con cui le risorse digitali funzionano è un serio ostacolo alla pratica fattibilità di una conservazione /della funzionalità e non solo dei dati/. in molti casi i dati senza la funzionalità sono sostanzialmente inutilizzabili.

secondo me c'è spazio per un'iniziativa che parta da Nexa e si rivolga alla Digital Library
Maurizio




Il 24/03/23 11:09, "J.C. DE MARTIN" <juancarlos.demar...@polito.it> ha scritto:
Date: Fri, 24 Mar 2023 10:35:02 +0100
From: "J.C. DE MARTIN"<juancarlos.demar...@polito.it>
To:nexa@server-nexa.polito.it
Subject: Re: [nexa] "DPReview.com to close"

Nessuna scortesia, ci mancherebbe, siamo qui per confrontarci.

Preciso meglio il mio pensiero: in assenza di istituti e processi che conservino
sistematicamente e adeguatamente la conoscenza digitale pubblicamente 
disponibile,
esattamente come già capita (anche se sempre più imperfettamente, almeno in 
Italia,
per spaventosa carenza di personale e risorse) grazie a archivi, biblioteche e 
musei,
per la conoscenza su supporto fisico, che fare?

La via maestra sarebbe estendere il mandato di archivi, biblioteche e musei 
affinché
preservino anche la conoscenza digitale, impiegando adeguati criteri di 
selezione
e dando loro le risorse per farlo (nonché i poteri giuridici).

Intanto però secondo me dovremmo prendere in considerazione l'opzione
di rendere /obbligatorio/ la messa a disposizione dei contenuti
per l'archiviazione da parte di chiunque abbia la possibilità e il desiderio di 
farlo,
come per esempio archive.org. Potrebbe essere una norma che prevede
una notifica pubblica, seguita dall'obbligo di tenere il sito ulteriormente 
online per X mesi
in attesa che qualcuno si faccia avanti (magari anche associazioni, gruppi di 
utenti,
archivi pubblici o privati, ecc.).

Ovviamente ci sarebbero mille questioni da mettere bene a fuoco se si volesse
davvero procedere in questa direzione - la mia non è nulla più di un abbozzo di 
idea,
uno spunto di discussione  - ma il punto a mio avviso decisivo è proprio quello 
di mettere
(molto moderatamente)  in discussione quello che invece tu sembri dare per 
scontato,
ovvero, il diritto incontrastato di fare quel che si vuole solo perché
si tratta di "proprietà privata".

Mi sembra una via potenzialmente molto più fruttuosa del limitarsi di chiedere 
ai
singoli di fare "la cosa giusta".


On 23/03/23 17:07, Damiano Verzulli wrote:
Il 23/03/23 15:48, J.C. DE MARTIN ha scritto:
Dopo quasi 25 anni chiude il noto sito di fotografia Dpreview:

https://www.dpreview.com/news/5901145460/dpreview-com-to-close

L'aspetto che trovo stupefacente, anzi, oltraggioso (tranne che per i
fanatici
della proprietà privata, ovviamente), è che - a quanto pare -
il sito /scomparirà/ proprio.
rischiando di passare per scortese.... mi chiedo come ci si possa
meravigliare che "un sito", un _QUALUNQUE_ sito, a maggior ragione se
gestito in un'ottica "privata", possa... chiudere.

Il problema, semmai, è il contrario: come si puo' pensare di
"contribuire" alla crescita di un qualcosa "di privato" (apportando
"contenuti"), senza porsi il problema che questi, da un momento
all'altro, possano "sparire"? (...tra l'altro: non che se un sito
fosse "pubblico", il problema non esiste. Ma comunque è un tema molto
diverso).

Anche gli archives di questa lista, un giorno... spariranno. E quindi?

Mi rendo conto che il tema è complesso.... Ma gli elementi che
attenzionerei, sono estremamente diversi da quelli sollevati da JC
(come "apportare" contenuti? Come "preservarli" per il futuro? Come
renderli "preservabili"? Quali problemi tecnologici e giuridici vanno
affrontati? ...solo per citare i primi che mi vengono in mente).

Come gia' ricordato da Marco Calamari, web.archive.org ha gia'
un'ampia carrellata di "snapshot" della parte pubblica di dpreview.com:

http://web.archive.org/web/20230000000000*/www.dpreview.com

ma è chiaro che --sempre come citato da Marco Calamari-- loro cercano
di risolvere (...a botte di "hack") un problema che certamente ammette
una soluzione migliore. Basta trovarla :-)

Un caro saluto,
DV


--
Damiano Verzulli
e-mail:dami...@verzulli.it
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"...I realized that free software would not generate the kind of
income that was needed. Maybe in USA or Europe, you may be able
to get a well paying job as a free software developer, but not
here [in Africa]..." -- Guido Sohne - 1973-2008
     http://ole.kenic.or.ke/pipermail/skunkworks/2008-April/005989.html

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Message: 3
Date: Fri, 24 Mar 2023 11:09:27 +0100
From: "Marco A. Calamari"<marcoc_maill...@marcoc.it>
To:nexa@server-nexa.polito.it
Subject: Re: [nexa] "DPReview.com to close"
Message-ID:<c8aeca6645d930c7fcce5dead99d5d57511e1434.ca...@marcoc.it>
Content-Type: text/plain; charset="utf-8"

On gio, 2023-03-23 at 17:07 +0100, Damiano Verzulli wrote:
Il 23/03/23 15:48, J.C. DE MARTIN ha scritto:
Dopo quasi 25 anni chiude il noto sito di fotografia Dpreview:

https://www.dpreview.com/news/5901145460/dpreview-com-to-close

L'aspetto che trovo stupefacente, anzi, oltraggioso (tranne che per i fanatici
della proprietà privata, ovviamente), è che - a quanto pare -
il sito scomparirà proprio.
rischiando di passare per scortese.... mi chiedo come ci si possa meravigliare
che "un sito", un _QUALUNQUE_ sito, a maggior ragione se gestito in un'ottica
"privata", possa... chiudere.
Il problema, semmai, è il contrario: come si puo' pensare di "contribuire"
alla crescita di un qualcosa "di privato" (apportando "contenuti"), senza
porsi il problema che questi, da un momento all'altro, possano "sparire"?
(...tra l'altro: non che se un sito fosse "pubblico", il problema non esiste.
Ma comunque è un tema molto diverso).
Anche gli archives di questa lista, un giorno... spariranno. E quindi?
Mi rendo conto che il tema è complesso.... Ma gli elementi che attenzionerei,
sono estremamente diversi da quelli sollevati da JC (come "apportare"
contenuti? Come "preservarli" per il futuro? Come renderli "preservabili"?
Quali problemi tecnologici e giuridici vanno affrontati? ...solo per citare i
primi che mi vengono in mente).
Come gia' ricordato da Marco Calamari, web.archive.org ha gia' un'ampia
carrellata di "snapshot" della parte pubblica di dpreview.com:
http://web.archive.org/web/20230000000000*/www.dpreview.com
ma è chiaro che --sempre come citato da Marco Calamari-- loro cercano di
risolvere (...a botte di "hack") un problema che certamente ammette una
soluzione migliore. Basta trovarla :-)
Ecco ... un po' di apprezzamento per noi poveri hacker che ci arrabattiamo
continuamente, dalle cose della vita alle azioni politiche, fa piacere
sentirselo riconoscere.

Io però, in maniera sicuramente troppo sintetica, intendevo proprio considerare
il ruolo delle biblioteche come soggetti privilegiati dalla legge a fare queste
cose riguardo alla conservazione di opere abbandonate o non disponibili
pubblicamente.

Non so come sia la situazione legale in Italia, ma negli Stati Uniti una
biblioteca è un ente autonomo eccezionalmentestimato, e molto tutelato dalla
Costituzione e dalla legge.

Certo, non tutte le biblioteche hanno un Brewster Kahle che le dirige, ma credo
molto si potrebbe fare anche nella    UE ed in Italia.

Tanto per dire quanto sono "potenti" le biblioteche americane, una decina di
anni fa Archive.org ricevette una gag letter vincolata al segreto da non so se
FBI o NSA che gli chiedeva, se non vado errato, l'elenco dei lettori di opere in
arabo, ovviamente ai fini di antiterrorismo.

Kahle non solo non ha adempiuto, ma ha reso pubblica la lettera. Ha rischiato la
galera ... ma non gli hanno fatto niente, neppure un'imputazione.

Per finire anche io avevo scritto due righe sul tema dell'attivismo digitale
.... se a qualcuno interessasse.

https://medium.com/@calamarim/cassandra-crossing-attivisti-della-conservazione-9e3c9a24a489

JM2EC.    Marco

Un caro saluto,
DV

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Maurizio Lana
Università del Piemonte Orientale
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