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 Assistenti di volo, prepararsi al boicottaggio
Lontani dal sistema delle gallerie e dei musei, gruppi di artisti attivisti
lavorano per portare all'attenzione pubblica le attività al limite del
lecito di multinazionali, linee aeree e stati.



E' la Germania riunificata il loro campo di sperimentazione privilegiato. Lì
intralciano la svendita dei luoghi pubblici e smascherano gli inganni a
danno dei migranti. Si vanno moltiplicando le iniziative di artisti
mobilitati per sottolineare le contraddizioni e i corto circuiti delle
democrazie contemporanee.

In seguito alla sensibilizzazione operata dal movimento no-global, sempre
più di frequente posizioni critiche vengono espressa nella produzione di
diversi artisti. Fra questi, ad esempio, Sean Snyder o Sarah Morris, che
mettono in evidenza come il branding delle multinazionali cambi la
percezione dello spazio e la sua stessa struttura.

Il pubblico dell'arte viene così a conoscenza di informazioni che altrimenti
rimarrebbero relegate in altri ambiti. Esiste anche un'area delle pratiche
artistiche critiche rispetto al sistema, che rivendica un'azione diretta
anche all'esterno del sistema tradizionale dell'arte, fuori dai musei e
dalle gallerie. Le spinte protestatarie che agitavano il mondo del'arte
negli anni Sessanta e Settanta sono confluite in una serie di pratiche
network che coinvolgono collettivi di artisti, giornalisti, giuristi,
attivisti, gruppi impegnati per difendere i diritti umani.

Per agire e portare avanti un'efficace azione di disturbo e
sensibilizzazione è necessario raggiungere un pubblico più vasto possibile e
dunque sapere utilizzare le forme di comunicazione contemporanee: internet,
la stampa e la televisione. Fra le problematiche sollevate da questi gruppi
ci sono le attività non sempre lecite delle multinazionali, specie nel Terzo
Mondo; il comportamento ambiguo di paesi che si dichiarano difensori del
diritto internazionale, e poi mettono in pratica delle vere e proprie
deportazioni di rifugiati o si arricchiscono con il business delle armi; o
anche le dinamiche di espropriazione e privatizzazione dello spazio
pubblico.

Funzionare all'interno del sistema è l'imperativo degli artisti, degli
operatori culturali e degli attivisti che mirano a sensibilizzare quante più
persone possibile in merito alle urgenze contemporanee.Le azioni si basano
su un utilizzo detournante di loghi e metodi propri del marketing e della
pubblicità delle grandi società, che va sotto il neologismo "subvertisement"
(esiste anche un omonimo sito da cui è possibile scaricare loghi e
informazioni: www.subvertisement.org).

Questa strategia viene anche indicata come "omeopatica", in quanto per
opporsi efficacemente al sistema ne utilizza le medesime modalità
comunicative, ma con l'aggiunta di contenuto. In Germania recentemente ha
avuto particolare eco mediatica e successo popolare la campagna contro le
disumane pratiche di rimpatrio dei rifugiati operate dalla compagnia di
bandiera tedesca Lufthansa. L'azionein-progress, promossa dal gruppo
attivista "Kein Mensch Ist Illegal" (nessun essere umano è illegale) ha
preso la forma di una vera e propria campagna pubblicitaria e di marketing
per una nuova classe turistica, la Lufthansa Deportation Class. Con tanto di
stewardess, abiti ad hoc e depliant gli attivisti si sono infiltrati nelle
convention della Lufthansa e hanno distribuito al pubblico materiale
informativo sulle violente pratiche di rimpatrio forzato della compagnia.
Solo nel 1998 Lufthansa ha rimpatriato oltre 40.000 persone contro la loro
volontà, un business colossale che ultimamente, date le proteste degli
attivisti e dei viaggiatori, rischia di danneggiare l'immagine della
compagnia, che è diventata conseguentemente molto più cauta.

Nel giugno del 2001 ha avuto luogo una protesta online che ha oscurato
temporaneamente il sito della Lufthansa. Florian Schneider, artista,
giornalista e specialista di internet, è stato fra i co-fondatori del
collettivo "Kein Mensch Ist Illegal", ed iniziatore di manifestazioni come
"Metabolics/Stoffwechsel" e "Border='0' Location='Yes'". Nel 1997 ha
presentato il suo lavoro nell'ambito dell'Hybrid Work Space e della serie di
conferenze "100Tage-100 Gäste" di Documenta X. Schneider è membro, insieme
ad avvocati, videomaker, giornalisti, fotografi, del gruppo di attivisti
francese N.S.I.A.M.P., che si occupa della difesa dei diritti dei rifugiati
e da cui è partita la campagna "Kein Mensch Ist Illegal".

Schneider sottolinea l'importanza di rendere pubblico il giro di affari
relativo ai migranti forzati: dalla tecnologia per sorvegliare le frontiere,
ai lager, ai rimpartri (alcuni link: http://www.contrast.org/borders/camp;
www.deportation-alliance.com).

Un altro artista che lavora sulla questione dei rifugiati politici è Ingo
Günther (1957), ex allievo e assistente di Nam June Paik e oggi docente
all'Accademia per Arte e Media di Colonia (KHM). Guenther fa largo ricorso
alle nuove tecnologie, in particolare ad internet, e ha avviato il progetto
Refugee Republik, che è sia un sito web, che un'installazione artistica
(presentata nel 1999 nel museo di arte contemporanea Neue Museum Weserburg
di Brema).

Guenther sviluppa un modello utopico di stato per tutti i rifugiati politici
del mondo: secondo alcune stime sono 50 milioni le persone che si trovano a
dover abbandonare il loro paese alla ricerca di migliori condizioni di vita,
cifra che corrisponde grosso modo all'1% della popolazione mondiale. Tesi di
Ingo Guenther è che "Se i rifugiati si alleassero fra loro, costituirebbero
una forza politica."

Nel progetto Refugee Republik l'artista immagina la struttura di questa
nuova repubblica dei rifugiati, con tanto di elezioni e titoli di stato.
Capostipite in Germania di un'arte critica, ai confini con l'inchiesta
giornalistica, è Hans Haacke, tedesco, da oltre trent'anni residente a New
York. Fra i tanti lavori da lui dedicati negli anni Settanta e Ottanta alle
politiche torbide delle multinazionali si ricordano in particolare quelli
dedicati ai rapporti economici di alcune compagnie - Philips, Daimler Benz,
Deutsche Bank, Land Rover- con il regime dell'apartheid in Sudafrica.
L'estetica di Haacke è parassitaria, nel senso che l'artista di volta in
volta utilizza stravolgendolo il corporate design dell'impresa oggetto della
situazione di smascheramento.

All'inizio degli anni Novanta Haacke ha dedicato dei lavori alla
multinazionale del tabacco Philip Morris, attiva in Occidente anche come
sponsor artistico, e ai suoi legami con esponenti ultraconservatori del
governo Bush Sr come lo xenofobo e omofobo Jesse Helms della Carolina del
Nord (Helmsboro Country, 1990). Chi controlla la cultura oggigiorno? Haacke
pone in evidenza il ruolo, le pretese e i goals degli sponsor, che con una
minima spesa detraibile dalle tasse destinata ad attività di sponsorship
riescono ad ottenere un'enorme ritorno di immagine (Metromobiltan,
1985).Delegando ai potenti sponsor la produzione della cultura, in campo
artistico, teatrale, musicale etc. (tutti i settori che soffrono di drastici
decurtamenti di finanziamenti statali), si è avviata de facto una
privatizzazione della cultura e della "cosa pubblica".

Prendiamo l'area di Potsdamer Platz di Berlino, il cui nuovo look è stato
ultimato qualche anno fa. In un lavoro realizzato nel 1990 Haacke
sottolineava il processo di svendita in corso della Berlino post-muro.La
zona di Potsdamer Platz, infatti, al centro di Berlino divisa, nel 1990
manteneva ancora un aspetto di area di confine, vuota e desolata. Haacke
scelse una ex torretta di guardia nella Todestreife (striscia della morte)
dove prima passava il muro, e sulla sommità installò il logo rotante della
Daimler Benz, la stella a tre punte.Il titolo dell'installazione, "Die
Freiheit wird jetzt einfach gesponsert - aus derPortokasse" (adesso la
libertà verrà semplicemente sponsorizzata - con una minima spesa), faceva
riferimento al fatto che la città di Berlino aveva di recente svenduto alla
Daimler-Benz (oggi DaimlerChrysler) una vasta porzione dell'area di
Potsdamer Platz per una frazione del suo valore di mercato stimato.

La vendita, molto contestata dai berlinesi e poi sanzionata dalla comunità
europea, era stata conclusa prima di qualsivoglia discussione sul futuro del
centro della città e segnava l'inizio dell'interesse degli investitori
privati per la città di Berlino. L'accezione del lavoro di Haacke era
chiara: con due lire si svendeva ai privati lo spazio pubbico, e si delegava
loro la costruzione della "nuova" immagine di Berlino capitale. Adesso
l'area di Potsdamer Platz è completamente privata e appartiene alla Daimler
Chrysler e alla Sony: ha la sua polizia, le sue guardie, e le sue leggi. Ad
esempio non sono ammessi mendicanti, punk, musicisti di strada (a meno che
non abbiano richiesto e non sia stata loro concessa un'autorizzazione) e chi
disturba viene allontanato: in poche parole solo i consumatori sono
benvenuti.L'artista olandese Marc Bijl ha dedicato nel 2001 e 2002 una serie
di performance urbane alla questione dello spazio pubblico "privatizzato".

Le azioni di Bijl rendono evidente lo stato delle cose; improvvisatosi
suonatore di strada nel Sony Center, dopo pochi minuti è stato invitato dai
guardiani in borghese ad andare via, ed accompagnato ai confini del
territorio Sony. Ad Alexander Platz, cuore di Berlino est, la Nike ha
generosamente costruito un campetto di basket, con tanto di swoosh nel
mezzo; Bijl lo ha "sabotato" ponendovi nel mezzo una scultura illegale: un
ingombrante swoosh in cemento, giusto per rendere manifesta e fastidiosa la
presenza dello sponsor. L'Alexander Platz, che ha superato indenne il rush
edilizio degli ultimi anni, è attualemente minacciata da una serie di
progetti architettonici in cerca di investitori; come nel caso di Potsdamer
Platz, gli eventuali investitori diverrebbero, in quanto costruttori, anche
proprietari dell'area. Fino ad ora gli investitori latitano, dopotutto a
Berlino attualmente c'è crisi e non vie è alcuna urgenza di nuovi uffici
dato che mancano le imprese. Un gruppo di artisti e urban planer si è
mobilitato per difendere Alexander Platz dagli speculatori, e per renderla
teatro di interventi pubblici.Si tratta di un collettivo di architetti,
artisti, fotografi che lavorano ad una piattaforma chiamata "public space
development" .

Il fatto di lavorare in luoghi pubblici all'aperto, spazi normalmente invasi
da manifesti pubblicitari e icone consumistiche, o tutt'al più abbelliti con
elementi di design urbano o monumenti celebrativi, offre agli artisti la
possibilità di produrre cultura al servizio della collettività, al fine di
restituire ai luoghi la loro funzione di spazio pubblico. Molta enfasi viene
posta sull'educazione del pubblico e sulla presa di coscienza delle
dinamiche di espropriazione dello spazio. Nel corso degli scorsi anni la
frontiera Est della Germania che delimita Polonia e Repubblica Ceca è stata
teatro di numerosi progetti, volti astimolare l'incontro e il contatto
reciprico fra la popolazioni dei varipaesi, come fra gli altri il progetto
"Border='0' Location='Yes'" di Schneider.Fra gli ultimi progetti in
quest'area si segnala un Work in Progress avvenuto questa estate lungo il
confine fra Germania e Repubblica Ceca, dal titolo "Between Dresden and
Prag", presentato inluglio alla Kunst Haus Dresden.

Il progetto, ideato da Bernardo Giorgi e Gregorio Galli, include fra gli
artisti partecipanti Erik Göngrich, Kristof Kintera, Katerina Vincourova,
Eva Marisaldi, Eva Hertzsch, Adam Page, Gea Casolaro. Gli artisti hanno
realizzato dei lavori durante illoro soggiorno nell'area fra Dresda e Praga,
lungo il tragitto del fiume Elba, avvalendosi della cooperazione degli
abitanti del luogo. Il progetto vuole essere un network di collaborazioni e
di relazioni, e la scommessa è quella di coinvolgere attivamente anche gli
abitanti delleregioni nello scambio culturale e nella produzione artistica:
verrà presentato prossimante a Parigi e in Italia (per informazioni).

c/
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