Il 10/09/2016 14:53, fayor ha scritto:
"Per la cronaca, la lingua "locale" della Valle d'Aosta non è il
francese: è un dialetto franco-provenzale. I nomi sono scritti in
Francese e non in Patois valdostano. "

Questo conferma che sia il dialetto effettivamente parlato localmente
(Patois), sia la lingua da cui deriva (franco-provenzale) non sono stati
ritenuti, dagli stessi abitanti, rilevanti ai fini della scelta della
denominazione delle località. E che dunque l'unico criterio a cui attenersi
nell'indicazione del nome dev'essere quello dell'ufficialità istituzionale.

Veramente il motivo è più storico e geopolitico... avere i nomi in francese ufficiale ed in tedesco ufficiale (per i tirolesi, che parlano una variante bavarese, come del resto tutta l'Austria) serve ad avere alle spalle un vicino che ti tiene d'occhio e fa si che i tuoi privilegi siano difesi al meglio (senno il vicino protesta).


Il 10/09/2016 18:59, Fayor Uno ha scritto:
Il principio "ognuno mappa il suo quartiere e insieme mappiamo il mondo" non significa che ognuno decide come mappare il suo orticello ma tende a valorizzare il fatto che chi vive in un luogo ha la percezione diretta di quanto va a mappare, mentre chi non c'è mai stato può basarsi solo su immagini non recenti e non dettagliate.

Quindi la comunità ristretta è sicuramente preferita quando si tratta di trasferire sulla mappa le effettive situazioni che percepisce direttamente; e questo chiaramente non perché solo chi abita in un posto ha il diritto di mapparlo, in quanto chiunque di noi, per qualunque motivo, si trovasse in vacanza in altro luogo, avrebbe la stessa percezione diretta di un locale.


Vero. Questo ragionamento vale anche per la toponomastica però.

ciao
Paolo M

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