Michel Morelli wrote:
Il giorno ven, 14/10/2005 alle 17.06 +0200, Gianluca Turconi ha scritto:
Comunque, per i formati perché non si comincia a chiedere a Microsoft di sostenere OpenDocument almeno con un filtro invece di lamentarsi che l'esportazione in .doc è così così?

Questo lo devono fare i gorverni. Noi utenti possiamo solo lamentarci
con i consulenti/sysadm che ci hanno installato OpenOffice.

Scusa, questa non l'ho proprio capita. Che significa? Se è stato
installato OOo su un PC privato/aziendale/governativo, vuol dire che il
cliente/responsabile ha fatto un'analisi di costi-benefici e ha scelto
l'open source. Il dipendente si deve adeguare. Se ci sono costi di
transizione devono essere conteggiati nell'analisi.

Anche il ragazzo che va dall'assemblatore a prendersi il suo PC per
giocare o la signora Maria di Voghera che vuol farsi una navigata su
Internet una volta andata in pensione comprando il computer al grande
magazzino sotto casa si sono fatti i loro due conti e hanno preso la
loro decisione, per conto proprio o su consiglio di terzi.

Microsoft Office ha un costo che ha componenti fisse e variabili
(licenza+implementazione+assistenza) OOo ne ha un altro più fluttuante
(implementazione+assistenza).

Se chi lo usa ritiene che vi siano altri costi legati allo scambio dei
documenti, cosa che non gli fa tornare i conti, può scegliere un altro
software.

Non l'ha mica ordinato nessuno di usare OpenOffice. E' una questione di
scelta, la stessa che si rischiava di non avere più se non ci fosse
stato questo progetto.

Il ruolo dei governi e *dell'utente* è di rendersi conto come il formato
aperto sia necessario tanto per la libertà di concorrenza quanto per non
vedersi imporre una tassa fissa (di licenza...) da parte di un soggetto
privato.

Se nel mio modello UNICO accanto alla voce IRPEF dovessi mettercene
anche un'altra tipo "aggiornamento Microsoft", mi girerebbero parecchio
le scatole.

Che dire poi di chi ha figli in età scolare con professori che vogliono
il lavoro fatto nel tal formato che obbliga ad acquistare il tal
prodotto? I costi sono evidenti a tutti, almeno a coloro che sanno far
di conto... ;-)

Per te (è un esempio!) la conversione di formato non perfettissima
potrebbe essere un costo non accettabile, per un'amministrazione o
un'azienda di grosse dimensioni potrebbe essere vero il contrario.

L'importante è che chi ha in mano i cordoni della borsa, in famiglia, in
azienda o nell'amministrazione, si metta veramente a fare queste analisi
di costi e benefici, con studi concreti della propria situazione e non
foraggiati ad hoc.

[...]

Pero', ora come ora (ORA!!! ;) ) MS Office è visto come uno standard,
quindi è l'inseguitore che si deve interfacciare, non l'inseguito. MSsa
benissimo che se supportasse l'OpenDocument perderebbe una gran fetta di
mercato (grazie OpenOffice), ed è per questo che non lo fa, neppure con
un filtro.

[...]

Le quote di mercato, IMHO, si conquistano con due elementi:

1) la riduzione dei costi di gestione
(licenza+implementazione+assistenza di cui sopra)
2) le caratteristiche uniche del nuovo software.

Il primo punto deve essere calcolato caso per caso. Ciò che va bene per
me potrebbe non andare bene per altri.

I case studies fatti per l'Open Source o le ricerche pagate da Microsoft
sono utili solo per rinsaldare opinioni già presenti nel decision maker.

La vera discriminante nelle scelte del software è il rischio
imprenditoriale.

In poche parole: "a chi addosso le perdite se la mia scelta non si
dimostra vincente?"

La mia risposta è semplice: non certo al software che si è scelto, maa
se stessi, perché non si è fatta un'analisi di costi e benefici come si
deve. Punto.

Tutto il resto non è altro che FUD. Ricordiamoci che il più grande
nemico della concorrenza non è di certo la Microsoft, ma il dubbio e la
paura di sbagliare che hanno coloro che devono prendere le decisioni.

Saluti,

Gianluca
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