consiglio caldamente anche quello di magris sul corriere.... Luca
15 giugno 2005 Dopo il voto: l'uomo, la natura, la scienza L'onnipotenza che ci fa paura Al referendum sulla legge 40 non si è votato soltanto per abrogare o mantenere alcuni suoi precisi articoli. Si è votato anche ? specialmente causa una campagna pro o antireferendaria che ha spesso scorrettamente radicalizzato in termini ideologici la scelta fra i sì e i no?contro o per le trasformazioni della vita e dell'uomo stesso che la scienza e la tecnologia promettono e permettono in una misura esaltante e inquietante, sino a ieri imprevedibile. E in questo senso le polemiche sui quesiti dei referendum hanno ben poco in comune con quelle sull'aborto, che pure sono state spesso evocate e sono direttamente o indirettamente implicate in alcuni di quei quesiti. Le discussioni sull'aborto riguardano la liceità o illiceità della soppressione di un individuo nella primissima fase della sua esistenza e secondo alcuni, prima ancora, il momento, il giorno o la settimana in cui un individuo possa e debba venire riconosciuto come tale e dunque tutelato. L'aborto non pone il problema della manipolazione dell'individuo; di per sé nemmeno il referendum ha posto tale problema, ma il pathos con cui esso è stato vissuto deriva non solo e non tanto dalle ragionate posizioni divergenti su un articolo o un altro della legge 40, bensì dall'oscura, irrazionale ma non infondata sensazione che l'umanità stia vivendo, in tempi incredibilmente e vertiginosamente veloci, una trasformazione radicale, avvertita ? con angoscia o con ebbrezza?quasi come una mutazione. Massimo Salvadori ? alieno da ogni seduzione millenarista o apocalittica e allergico a ogni nostalgia tradizionalista e religiosizzante?ha parlato delle «inquietudini dell'uomo onnipotente», come dice il titolo di un suo libro, e ne ha indicato la radice: «Il sospetto che una potenza che non è mai stata così grande generi non una maggiore sicurezza del vivere, ma al contrario una maggiore insicurezza e un ingovernabile disordine». Il dominio sulla Terra, assegnato all'uomo dalla Bibbia, si è realizzato, in ogni settore, in misura inimmaginabile, facendo dell'uomo quasi un dio capace di creare la vita, ma non ha risolto i problemi fondamentali del vivere; ha accresciuto il divario fra i privilegiati e i dannati a condizioni subumane e dunque ha incrementato le cause di conflitto, e sembra sfuggire al controllo dell'uomo onnipotente, distruggendo la soggiogata madre terra e minacciando dunque di distruggere l'apprendista stregone che di lei vive. È soprattutto la scoperta del Dna, che permette di interferire nella creazione delle forme viventi, che crea le inquietudini più angosciose e indistinte, ancor più sconcertanti di quelle che accompagnarono le grandi scoperte della fisica preludenti alla possibilità di costruire?e dunque di gettare?la bomba atomica. Tra le inquietudini che più insidiano l'uomo onnipotente c'è la sensazione di manipolare la vita e la natura e quindi se stesso, alterando la propria identità sino al punto da renderla irriconoscibile e dunque di distruggerla, nella sua conformazione millenaria che sino a ieri sembrava immutabile. Tale inquietudine si esprime, quasi sempre, in forme inaccettabilmente irragionevoli e irrazionali. Non esiste, come amano credere i compiaciuti profeti di sventura nostalgici dei bei tempi antichi in realtà mai esistiti, una Natura pura e autentica, che il dissennato progresso tecnologico distruggerebbe. Come sapeva Goethe, la natura ? che egli ha amato e cantato più di ogni altro ? è tutto; nulla ricade fuori di essa, neanche ciò che sembra negarla e che è invece una delle sue tante, contraddittorie e conflittuali messinscene. Costruire case è l'istinto di una specie come costruire nidi lo è di un'altra; i deserti gelati di Plutone sono altrettanto naturali quanto le foreste del mio amato Monte Nevoso, i gas che escono dai tubi di scappamento sono costituiti da sostanze chimiche ossia da elementi della natura, creati da Dio come le rose. La manipolazione, in una certa dose, è sempre presente; una fascia che arresta un'emorragia, una protesi dentaria, un antibiotico che uccide bacilli, una camomilla o un tranquillante che inducono a dormire sono tutti «interventi» che interferiscono in un presunto processo «naturale »; quantitativamente sono ben diversi da un'operazione al cervello, dal trapianto di un organo o da una fecondazione in provetta, ma il principio è il medesimo. Non esiste una natura in sé, autentica incontaminata e immune da interventi, comenon esiste un individuo autonomo dalla realtà e dall'azione esterna, a cominciare dal cibo che nutre pure il suo ragionare e dalla cottura del medesimo cibo, invenzione della specie umana né più né meno artificiale dell'alveare o del formicaio. La natura è appunto l'insieme di tutti questi processi, che la costituiscono modificandola in un'incessante metamorfosi. Chi lo dimentica, la offende, come tanta odierna paccottiglia pseudo-culturale e irrazionale che pasticcia falso naturismo e falso misticismo, opponendosi al sapere scientifico e razionale?a quel Logos che, dice il Vangelo, è l'essenza di Dio ? e mescolando superstizioni, attese miracolistiche, ciarpame paranormale, sentimentalismo addominale, culti misterici avulsi dal loro contesto storico, oroscopi e buttacarte e magiche diete. Queste artificiose fumisterie sono nemiche della scienza come delle grandi religioni, razionali perché distinguono ciò che è oggetto di ragione da ciò che è oggetto di fede e perché, come diceva il cattolico Chesterton, sono permeate di genuino materialismo ossia capaci di fare i conti con la materia di cui è fatto il mondo creato da Dio, con le sinapsi di neuroni in cui si è incarnato il Verbo. Se quest'ansia dell'uomo onnipotente assume spesso toni regressivi e ottusi, essa tuttavia è, nella sua genesi, giustificata e troppo spesso molti scienziati ? anziché rispondere razionalmente alle sue domande, formulate irrazionalmente ma obiettivamente fondate?arricciano prettamente il naso con un'aria di superiorità e si trincerano dietro la propria regola interna, che è quella di oltrepassare senza sosta le proprie frontiere senza preoccuparsi delle conseguenze. Einstein, Oppenheimer o Szilard, che si sono posti angosciosamente il problema delle conseguenze delle loro scoperte, non la pensavano così; grandissimi scienziati, sapevano che nemmeno la scienza è un valore supremo e fine a se stesso, indifferente come un truce dio tribale a ciò che i propri risultati significano per l'umanità. Ogni differenza, come s'è detto, è quantitativa, ma oltre un certo punto la differenza di quantità diviene un salto di qualità. Tutto è manipolazione, ma la diversità fra la piombatura di un dente e la clonazione viene legittimamente percepita come un conturbante cambiamento che rischia di mutare il volto stesso dell'uomo. Oggi è teoricamente e materialmente possibile che una donna abbia un figlio da se stessa, senza il concorso di alcun partner?in una vera partenogenesi o autoclonazione ?prendendo un nucleo di una sua cellula somatica e inserendola in un suo ovocita da cui sia stato tolto il pronucleo. Questo comporta, potenzialmente, una mutazione antropologica e culturale radicale, perché il sesso, la riproduzione e il loro rapporto ? potremmo anche dire l'amore ? costituiscono una caratteristica fondamentale di una civiltà e anche di una specie; fra l'accoppiamento dei pesci e l'amore cortese c'è una differenza che noi percepiamo come qualitativa,ma anche la differenza tra una società che pratica il sacrificio del primogenito e una che costruisce nidi ed asili è una differenza che cambia sostanzialmente il modo di essere umani. È comprensibile che, ad esempio, le sperimentazioni sugli embrioni sconcertino non solo chi vuole tutelare il diritto dell'individuo nella fase iniziale della sua esistenza, ma anche chi vede e teme l'avvio di interventi sulla vita che potrebbero mutare il volto dell'uomo così come lo conosciamo. È stato Nietzsche a prevedere, ben più di un secolo fa, una tale mutazione antropologica e culturale, l'avvento di un «oltre-uomo», di un nuovo stadio dell'evoluzione maturato non nei lentissimi tempi del passato,maa velocità insostenibile. Pure chi sa di essere ben diverso dai propri lontanissimi avi di epoche remote, dai nostri trisavoli scimmieschi o roditori o creature ancor più primordiali, rilutta a pensare che i suoi pronipoti possano essere un giorno altrettanto diversi da lui. Queste sono prospettive fantascientifiche, delle quali è facile e giusto sorridere. Ma alcuni cambiamenti già in atto ed alcune ventilate possibilità sono già abbastanza destabilizzanti. Ed è inutile assicurare che, anche quando ad esempio la clonazione umana fosse possibile, non la si farà, perché tutto ciò che è possibile viene, prima o dopo, messo in atto, come dimostrano Hiroshima o Nagasaki. C'è sempre la tentazione di credere che ciò che è materialmente fattibile sia anche sempre moralmente lecito. Non è la natura a essere in pericolo, come vociferano gli ecologisti; i gas inquinanti, il virus dell'Aids o i terremoti non minacciano la natura, bensì la nostra specie, alla quale la natura non è certo più interessata che agli estinti dinosauri. Se la nostra specie si estinguesse, non sarebbe uno scandalo cosmico, tuttavia è spiegabile che noi ce ne preoccupiamo, più di quanto ci preoccupi la scomparsa dell'okapi o la disintegrazione di un meteorite. Non è nemmeno la religione a essere minacciata, perché l'infinito abisso di Dio, in cui tutto fiorisce precipita e ritorna e in cui ogni rosa sta nella eternità, abbraccia la clonata pecora Dolly come il susseguirsi delle ere geologiche e i gigli dei campi. A sentirsi minacciato è qualcosa di più modesto,maper noi insostituibile: l'umanesimo, il volto e il posto dell'uomo. La nostra etica, la nostra visione del mondo, il senso della nostra vita si fondano su un presupposto che probabilmente non regge, ma a cui non possiamo rinunciare, ossia sulla distinzione qualitativa, assoluta fra l'uomo e il resto del creato. L'uomo, così come da millenni e millenni è stato formato dall'evoluzione, è per noi qualcosa di radicalmente altro dal resto dell'evoluzione, qualcosa di assoluto. Questo postulato, se andiamo a ritroso nella storia fino alle origini della vita, probabilmente non tiene, ma non ne possiamo fare a meno. Può darsi che, dal punto di vista cosmico, lo sterminio di un popolo non sia troppo diverso da quello di una specie animale,ma per noi, anche se amiamogli animali e aborriamo le loro sofferenze, quella differenza è una frontiera invalicabile. Quando pensiamo all'uomo, lo pensiamo come lo conosciamo ? e come si è riprodotto?da millenni e millenni. Se abbiamo, a torto o a ragione, l'impressione che qualcosa possa cambiare in quest'ambito essenziale della nostra umanità, ne siamo sgomenti. Nella campagna referendaria è risuonata forse un po' troppo reboante la tromba del Progresso. Come ha scritto Salvadori, non è la fede in un infinito Progresso ? aberrante come ogni fede dogmatica ? che può confortarci, bensì la fede, umanistica e illuminista, in tanti piccoli, diversi progressi possibili, che possono aiutarci a vivere un po' meglio; a essere, con più giustizia, quello che siamo. Claudio Magris >-- Messaggio originale -- >Date: Wed, 15 Jun 2005 18:07:48 +0200 (CEST) >From: [EMAIL PROTECTED] >To: laser <laser@inventati.org> >Subject: [e-laser] cini sul manifesto e altro >Reply-To: Laboratorio Autonomo Scienza Epistemologia e Ricerca ><laser@inventati.org> > > >Oggi c'e' un articolo di cini sul manifesto a proposito dei referendum. >Qualcuno puo' fwdarlo se c'e' l'ha in formato testo? > >Su vari giornali oggi c'erano interviste e interventi di scienziati >delusi per essere stati poco ascoltati per questo referendum. > >Secondo me, ma lo diciamo da un sacco di tempo, e' difficile essere >credibili se ci si occupa della cosa pubblica a intermittenza. Il tema >della liberta' della scienza vale contro il vaticano ma non contro i >brevetti, ad esempio? > >Faccio un esempio: telethon serve a finanziare le ricerche poco >interessanti per il mercato: "Vogliamo dare priorità a quelle malattie >che per loro rarità sono trascurate dai grandi investimenti pubblici ed >industriali" c'e' scritto sul sito di telethon. > >Poi pero' i soldi telethon vanno a uno come Cossu (s. Raffaele), uno dei >capoccia del comitato per il SI, che ci brevetta i mesoangioblasti e che >non ha poi cosi' tanto bisogno di aiuti umanitari, visti i finanziamenti >di cui gode il san raffaele (non certo "trascurato dagli investimenti >pubblici o industriali") proprio grazie alle ricerche di Cossu. Insomma, >telethon dice di finanziare cose non commerciabili, ma poi le scoperte >sponsorizzate da Telethon sono brevettabili, quindi commercializzabili? > >Ma allora, che intende per liberta' di ricerca uno come Cossu? Lui vuole > >fare ricerca liberamente sulle staminali embrionali, ma poi se uno vuole > >usare i mesoangioblasti deve chiedere il permesso a lui perche' li ha >brevettati? Uno gli da' i soldi perche' pensa che altrimenti non si >possa fare ricerca, e poi lui si rivende le scoperte? Comprereste una >macchina usata da Cossu? > >Ecco: questo e' uno dei tanti motivi che secondo me rendono poco >credibile la comunita' scientifica quando parla di interesse pubblico. >Un po' troppo furbastri. Craig Venter, almeno, non si fa paladino dei >diritti delle donne per vendere le sue ricerche. I furbastri ci >piacciono, sti pezzenti mica tanto. > >-- >www.e-laser.org >Laser@inventati.org -- www.e-laser.org Laser@inventati.org