Suvvia Marco, non facciamo confusione! ;-)

Il giorno Thu, 14 Mar 2024 01:07:15 "Marco A. Calamari" ha scritto:

> On mer, 2024-03-13 at 22:37 +0100, Giacomo Tesio wrote:
>
> > Una persona ha cambiato nome e ha legittimamente richiesto
> > l'aggiornamento dei dati
> > pubblicati da Sofware Heritage, esercitando un diritto
> > riconosciutole dal GDPR.
> > 
> > SWH non ha risposto alla sua richiesta.
>
> [...]
> IMO sarebbe più interessante riportare la trattazione di questo
> problema semplificandolo all'estremo,  e ridescrivendolo come una
> discrasia (non un conflitto) tra cancel culture, GDPR ed
> archiviazione storica .

Non è ironico che questa "semplificazione estrema" cancelli
completamente la vittima di tale discrasia? ;-)

Non è poi una semplificazione accurata, in quanto, come già detto, 
la richiesta dell'autrice non è di cancellare, ostracizzare o anche
solo boicottare la SWH o uno dei suoi membri, ma di aggiornare un dato
di natura legale che la riguarda.

I metodi della cancel culture sono molto diversi: se ricordi, ad
esempio, gli attacchi a Stallman di qualche anno fa, noterai che una
singola persona veniva attaccata da una folla inferocita e poco
interessata ai fatti, che definiva tale persona ripugnante e
pericolosa, che esigeva letteralmente la sua rimozione "from all
leadership positions" e la rimozione dell'intero Board della Free
Software Foundation colpevole di averlo rieletto.

L'autrice definisce (IMHO, erroneamente) la SWH (che non è una
singola persona, ma un'organizzazione) come "trasphobic", ma questo è
l'unica somiglianza con quanto subito da Stallman. 

Letteralmente, non chiede la cancellazione di nessuno.
(a meno che non mi sia perso qualche passaggio)


> Continua a stupirmi invece quanto non venga riconosciuta la magnifica
> distopia di Orwell, che dal voler manipolare il pensiero con la
> ridefinizione del linguaggio tenta tranquillamente anche la
> riscrittura della storia, senza che questo venga debunkato ed
> additato al pubblico ludibrio.

Sono assolutamente d'accordo che i metodi della cancel culture aprono
la strada a distopie che Orwell non avrebbe potuto immaginare.

Ma in questo caso, l'autrice non sta chiedendo una "riscrittura della
storia" ma una corretta attribuzione del proprio lavoro.

Per la legge, l'autrice ha cambiato il proprio nome.

Le sue ragioni sono irrilevanti dal punto di vista legale.


Sugli archivi della SWH, le sue opere sono erroneamente attribuite ad
una persona che (legalmente) non esiste più.

Ma l'autrice di quelle opere esiste ancora e chiede che gli archivi
vengano corretti in modo da evitare, in un futuro magari remoto, di
essere infangata dall'accusa di plagio dell'opera del proprio alter-ego
defunto.

Come richiesta appare del tutto ragionevole e perfettamente in linea
con le finalità della SWH.


> Mi chiedo quando la persona che ha scatenato questa polemica si
> accorgerà che Gihub ha mandato una copia su pellicola del suo
> repository nell'Arctic World Archive alle isole Svalbard, destinata
> alla conservazione per i prossimi 500 anni [1].
> 
> Certamente chiederà che anche i cambiamenti che ha deciso di
> apportare alla sua vita cancellino quelli "non aggiornati".

In effetti, al suo posto, io lo farei.

500 anni sono un tempo molto lungo e se tutti si dovessero dimenticare
che Giacomo2 e Giacomo1 erano la stessa persona, l'idea che gli
storici del futuro mi dipingano (io Giacomo2) come un ladro, mi darebbe
piuttosto fastidio, soprattutto per l'impossibilità di difendermi. 


> Spero che nessuno lo consideri un semplice dettaglio tecnologico, ma
> semplicemente un controesempio lampante dell'assurdità di certe
> richieste in un mondo reale.

Io non vedo alcun problema tecnologico nella sostituzione di una
pellicola. E nessuna assurdità nel richiederlo qualora violi i diritti
di una persona.

Anche appellarsi all'interesse superiore dell'umanità sarebbe
penosamente ridicolo: in questo caso, anche l'umanità ha tutto
l'interesse che i dati preservati per i prossimi 500 anni siano 
il più possibile rispondenti alla realtà che descrivono.

E archivi che attribuissero il codice preservato ad autori inesistenti
danneggerebbero la possibilità di ricostruire la nostra storia.


> Un mondo, appunto, in cui se i metodi folli del nuovo
> politically-correct dovessero diventare legge degli uomini, rimarrà
> solo la testimonianza del principio olografico a ricordare con
> esattezza quello che è stato.

Cosa c'entra il politically correct?

Se invece che aver cambiato nome legale per una scelta di genere,
l'avesse cambiato per qualche altra ragione, sarebbe cambiato qualcosa?

Se avesse scoperto di essere stata sottratta ai genitori naturali da
bambina, e riconginutasi felicemente con la famiglia originale, avesse
assunto nuovamente il nome che i suoi genitori desideravano per lei,
riusciresti a inquadrare meglio la sua richiesta?


Giacomo
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