Ciao Marco,
On Fri, 23 Aug 2024 03:41:47 +0000 "Marco Fioretti" wrote: > Saper programmare e' proprio tutto e solo quello che sanno fare i > vari Musk, Zuckerberg, Thiel, Altman e compagnia, ed e' proprio per > l'idea che la gestione dell'informatica va lasciata a quelli come > loro "perche' sanno programmare" che son riuciti a fare tutti i danni > culturali e sociali che sappiamo. Confondi condizioni necessarie e condizioni sufficienti. Saper programmare è condizione NECESSARIA alla cittadinanza in una società cibernetica la cui evoluzione è determinata dai comportamenti di agenti cibernetici che sono per la soverchiante maggioranza software. In un comune smartphone sono in esecuzione circa 300 programmi diversi che scambiano continuamente dati con centinaia di altri software in esecuzione presso altre macchine. Il rapporto fra il numero di questi agenti cibernetici automatici e quello degli agenti cibernetici autonomi (noi esseri umani) è soverchiante ed in continuo aumento. E questi agenti cibernetici eseguono automaticamente la volontà di chi li realizza e li amministra. La volontà di quello sparuto 0.35% (stima nettamente superiore alla realtà, perché c'è un abisso fra saper scrivere codice, comprendere come quel codice verrà eseguito e quali effetti produrrà) viene applicata meccanicamente dal 99.99% degli agenti cibernetici che operano nella nostra società. Saper programmare (e debuggare) oggi è forse più importante di quanto non fosse saper leggere e scrivere nei millenni precedenti. Perché oggi saper leggere e scrivere significa poter comunicare con una sparuta minoranza (gli esseri umani) e sempre più *attraverso* agenti cibernetici automatici (server SMTP, Twitter, Facebook, Mastodon...) che solo chi sa programmare controlla e amministra. Chi non è in grado di comprendere come funzionano e come modificare gli automatismi di cui è circondato, è evolutivamente spinto ad adattarsi ad essi, invece di provare ad adattarli alla propria volontà. Il potere dei vari "Musk, Zuckerberg, Thiel, Altman e compagnia" non deriva dalla propria abilità nel programmare, ma dalla dis-abilità cognitiva cui sono costrette miliardi di persone che non lo sanno fare. Parlo di dis-abilità cognitiva perché non si tratta di semplice in-abilità: chi non comprende come funziona un software non si limita a NON formarsi un modello mentale del suo funzionamento e degli effetti che la sua esecuzione avrà sulla società cibernetica in cui opera, ma si formerà un modello mentale completamente distorto, derivato esclusivamente da ciò che gli viene presentato dell'interfaccia e detto dagli "esperti". Questa dis-torsione sistemica, che non è un fenomeno naturale ed inevitabile, ma un obiettivo perseguito scientemente, determina la dis-abilità cognitiva subita da quel 99,65% (e più) della popolazione di cui i "Musk, Zuckerberg, Thiel, Altman e compagnia" approfittano per fondare il proprio potere. Sostenere che saper programmare (e debuggare) non sia condizione necessaria per una piena cittadinanza in una società cibernetica, significa proprio rafforzare quel potere. Poi siamo d'accordo che saper programmare (e debuggare) non è e non sarà mai condizione SUFFICIENTE ad una piena cittadinanza, sia perché se non hai da mangiare non hai le energie per pensare, sia perché se non hai accesso ai sorgenti, se non hai il tempo materiale per studiarli e modificarli o se vincoli hardware ti impediscono di sostituire il software in esecuzione in forza dell'interesse arbitriario di una minoranza che lo produce, la tua cittadinanza è solo formale. Esattamente come saper leggere e scrivere sono condizioni necessarie, ma non sufficienti per una piena cittadinanza. > Sono allibito. Anche io. Perché in Italia sarebbe "compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Ma questa è un'altra Storia... Giacomo PS: non potrò rispondere pubblicamente alla tua risposta a Benati sulla piattaforma di sorveglianza e manipolazione che avete scelto perché non intendo alimentarla o anche solo giustificarne l'esistenza. Se però volessi invitare Benati ad iscriversi alla mailing list di Nexa, sono certo che la troverebbe assolutamente interessante.