E’ una domenica di fine estate. Dopo esser sopravvissuto alla Convention Repubblicana 
e alla reotorica di una nazione in guerra mi concedo una lettura domenicale del 
NewYorkTimes. Due articoli mi stuzzicano. Il primo, Suffering Effect of 50’s A-Bomb 
Test, e’ un rapporto nazionale. Autrice: S.Kershaw. Negli anni ’50 circa 90 test 
nucleari sono stati effettuati dal governo federale nel deserto del Nevada, nei pressi 
di LasVegas. Questi test hanno avuto un doloroso fall-out sulla popolazione. Un 
aumento significativo di casi di cancro e’ stato infatti registrato e monitorato  
negli anni sucessivi in diversi stati limitrofi al Nevada. Nel 1997 una legge 
addirittura e’ stata promulgata per risarcire i cittadini, The Radiation Exposure 
Compensation. Secondo tale legge 50.000$ sono assegnati a ciascuno dei residenti negli 
stati di Nevada, Arizona e Utah a cui e’ stato diagnosticato un cancro. Il destino ha 
voluto che per giochi politici lo stato dell’Idaho non e’ stato incluso nella lista 
degli stati ricompensabili. Eppure, dati sembrano indicare che un anomalo e rapido 
incremento di casi di tumore alla tiroide sia stato registrato negli anni sucessivi ai 
test nucleari. Voci indiscrete accusano i politici dello stato di non aver 
sufficientemente perorato la causa. Pare infatti che nuovi test debbano essere 
pianificati come proposto da un rapporto del 2002 del Pentagono. Meglio non agitare 
fantasmi del passato. L’idea dei nuovi test ci conduce direttamente al secondo 
articolo. Trattasi di una recensione. Il libro recensito ha un titolo eloquente: The 
Nuclear Terrorism. Autore: G.Allison. L’autore analizza in dettaglio il delicato 
problema delle armi nucleari e del possibile utilizzo da parte di gruppi terroristici. 
Sostanzialmente l’autore punta l’indice su due problemi. Primo: i Russi sono una 
catastrofe. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica troppe bombe nucleare di 
piccola taglia (suite-case size nuclear bomb) sono andate perdute. Nel 1997 84 su 132 
erano andate perse. E nessuno ufficialmente sa dove sono. Ma anche gli americani non 
sono da meno. Infatti dopo la dissoluzione dell’unione sovietica, due senatori, Nunn e 
Lugar, crearono un programma  ad hoc per aiutare i nuovi governi nella delicata 
operazione di tenere sotto controllo l’arsenale nucleare ex-sovietico. Ma questo 
programma non e’ stato adeguatamente finanziato e non fortemente sostenuto difronte 
alle resistenze Russe. Ai Russi non piacciono intrusioni. Il secondo punto chiama 
invece in causa l’attuale trattato di non proliferazione. Lo sviluppo del nucleare 
civile mette nei fatti a disposizione il materiale necessario per la costruzione di 
armi nucleari. Il dito allora si punta nei confronti di Iran e Corea del Nord. 
Prese separatamente le due notiziole ci dicono poco di nuovo. Messe insieme, dopo una 
settimana di retorica repubblicana, prendono la forma di un fantasma del passato. Il 
nucleare e’ ritornato tra noi come problema bellico e civile. Le porte che lo 
ripropongono sono tante. Kioto chiama nucleare. Petrolio chiama nucleare. Nucleare 
chiama armi. Nucleare chiama paura. Nucleare chiama guerra. Guerra chiama nemici. Se 
pensavamo di essercene liberati, o semplicemente pensavamo di avere superato l’era 
atomica, ci sbagliavamo. D’altro canto, come le elezioni americane insegnano, anche i 
fantasmi del Vietnam possono fare campagna elettorale, anche i fantasmi del nucleare 
potranno creare un programma di governo. Teniamo a mente due cose. Quando si accettano 
i coprifuochi dello stato di guerra, come fu per la guerra al comunismo, se ne 
accettano indirettamente conseguente spiacevoli come test nucleari sotto il culo. Se 
una cosa falsa viene ripetuta tante volte alla fine deve diventare vera, qualcuno 
potrebbe pagare il conto del terrore nucleare. Infine, impariamo e diffondiamo, non ci 
sono santi che tengano: il tempo caratteristico dell’uomo e delle sue cretinate e’ 
troppo breve rispetto al tempo di decadimento del materiale radiattivo......


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