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strategie per la comunicazione indipendente
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Anche se non capisco il subject trovo molto interessante questo post di
Bifo. Su una cosa non concordo che a Firenze sia nato un movimento europeo
contro la guerra. O meglio credo che questa lettura sia limitante. A Firenze
si e' costruito il primo passo verso un luogo dove i movimenti europei si
possano incontrare e parlare. Un luogo quindi non un movimento unitario,
perche' dire che da ieri Lilliput e Globalise Resistence sono unitari e'
francamente eccessivo.

La creazione di un luogo quindi, ma anche qualcosa di piu': la scoperta
di una serie di punti di convergenza tra anime che fino all'altro ieri si
credevano lontane anni luce. Una bella cosa, che per esempio sulla guerra
si potrebbe tradurre in un movimento unico. E' tutta strada ancora da fare
pero'.

Certamente, oltre alla guerra, ci sono punti di forte coesione sugli interventi
liberisti in campi quali i servizi sociali, il lavoro e la comunicazione
(questa e' la mia personale sorpresa).

Evidente la constatazione dell'inefficacia dei movimenti. Non riusciamo
a vincere battaglie e quindi non riusciamo a superare la fase di pura contestazione.
Sulla guerra IMHO non ha alcun senso scendere in piazza in 10 milioni, bisogna
proporre una via percorribile per uscire da questo incubo.

Per quanto mi sforzi l'unica richiesta alternativa a fare una guerra non
e' sperare che l'ONU (cioe' gli stessi che vogliono fare la guerra con un'altra
casacca) dica no, ma piuttosto pretendere che la UE metta su un tavolo internazionale
per la risoluzione dei conflitti nel medioriente. Se e' vero come e' vero
che il terrorismo e' al primo posto nell'agenda politica mondiale, dobbiamo
trovare un modo per disinnescare questa caccia alle streghe e lo si puo'
fare solo tramite la politica.

Credo che questo sia l'obiettivo piu' prossimo, perche' a parte le considerazioni
etiche, morali di ognuno di noi questi movimenti hanno bisogno della pace.
Senza la pace non possiamo incidere sulla realta' sociale, culturale ed
economica.

Messo al primo posto l'urgenza guerra, sono poi d'accordo al 100% sulle
parole di Bifo:

>Solo un'onda di mutamento della vita quotidiana può
>far deragliare questo processo: un'onda di ribellione e di rilassatezza,
>un'onda di non consumo, di assentesimo dai luoghi della paranoia produttiva
>e militare, un'onda di sfrenatezza esistenziale, di calore sensuale e di
>sabotaggio dei ritmi iper-produttivi.

e sono altrettanto convinto che questa onda non possa essere piu' una qualche
forma di disobbedienza o boicottaggio classico. Se vogliamo uscire dallo
schema della guerra, dobbiamo abbandonare il paradigma della guerriglia.
La possibile rivoluzione ora si deve fare sul piano delle scelte e non piu'
su quello simbolico.

Appena la vita politica post-forum riprendera' a Roma il mio tentativo sara'
di riportare in azioni quanto si e' detto a Firenze. Dobbiamo smetterla
di essere presenti solo in piazza, ora serve lavorare sulle proposte per
portare a casa qualche vittoria.

ciao
albion

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