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Vorrei riprendere alcune considerazioni di Chiara (così si è firmata in
calce al suo intervento) a proposito del corteo di Firenze, del sentirsi
dare della "signora" (che male c'è? non abbiamo forse fatto la battaglia
per non sentirci chiamare con quel terribile "signorina"?) e del "prima" e
del "dopo" corteo.
Per questioni di lavoro ero a Sulmona negli Abruzzi, al festival, dove
anche senza FSE si è parlato, forse non casualmente, come fare cinema in
Italia senza aspettare le solite soluzioni comode con contributi (statali o
regionali o comunali), ma nel prendere in mano una videocamera, chiamare i
propri amici, usare la propria casa ma soprattutto il proprio cervello e la
propria sensibilità, come in "Aprimi il cuore" di Giada Colagrande, un
piccolo film fatto con no budget ma grande ironia e sconvolgimento dei
ruoli e delle caratteristiche maschili e femminili, toccando per altro un
sacco di problematiche attuali nei rapporti e nelle relazioni anche
all'interno del movimento. Andatelo a vedere quando uscirà nelle sale,
molto probabilmente a gennaio. 
Comunque non è di questo che volevo parlare, ma del prima e dopo corteo.
Prendo l'autobus a Sulmona la mattina, arrivo alla stazione di Roma
Tiburtina verso le 10 e mentre cerco le info per raggiungere la stazione
Termini per prendere un solito Eurostar per Firenze viene annunciato il
"treno dei manifestanti in partenza al binario 20". Schizzo al binario,
vedo il treno ancora fermo con le porte già chiuse, apro lo sportello e
allora un ferroviere mi urla: "Signora! dove vuole andare?" "A Firenze",
rispondo, apro lo sportello e salgo. Poco dopo il treno si mette in moto, e
mi compare davanti il solito ferroviere e con aria incredula mi guarda
chiedendomi: "Ma, Lei... va alla manifestazione??" "Certo" rispondo, quasi
compiaciuta che mi dà l'autorevolezza della signora nonostante il mio
aspetto da trentenne... E lui non ancora del tutto convinto, visto che a
suo parere forse non indossavo proprio la divisa del "manifestante" fa
qualche commento, più favorevole, e se ne torna nel suo vagone. Il viaggio
è lunghissimo, alcuni ragazzi mi dicono che erano sul treno dalle otto a
aspettare la partenza. La batteria della locomotiva non funzionava, le
carrozze sono quelle dismesse, senza riscaldamento, ma tanto per "loro"
siamo un branco di marziani e sicuramente pensano quello che ci ha urlato
un passante a Tiburtina prima della partenza: "e questi sarebbero il futuro
dell'Italia?". Il viaggio prosegue, faccio amicizia con due ragazze,
parliamo di Genova, delle violenze, mi chiedono cosa potrebbe accadere
stavolta che un suo amico le aveva consigliato di portarsi i limoni contro
i lacrimogeni... Cosa succederà? Niente, dico io con fermezza, e non so
nemmeno da dove mi arrivi questa certezza interiore, è un presentimento
coltivato dalla Genova 2002, un altro corteo bellissimo e pacifico e
tranquillo, con i carabinieri nascosti nelle vie secondarie. Cosa possono
fare? Certo se vogliono attaccano anche senza provocazioni, ma stavolta i
presupposti non ci sono, a meno che non abbiamo già mandato qualche
trasformista alla Fortezza... Intanto ci fanno arrivare in ritardo, alle
13.30 finalmente il treno si ferma a una stazione ignota: Firenze Statuto.
Ma è vicina alla Fortezza da Basso. Non è una stazione vera, sembra più uno
scalo merci, non ci sono i binari o perlomeno quell'unico è brevissimo. Ci
fanno scendere in mezzo ai binari, con i cambi aperti e i cavi scoperti,
camminiamo in mezzo a cespugli e altra flora, una marea di gente ammassata,
mi vengono in mente le immagini dei deportati che come bestie umane si
inoltrano verso chissà dove.... scendiamo in strada e effettivamente c'è
già uno spezzone di corteo pronto a partire. Ma io arrivo da un viaggio di
tre giorni, ho con me una valigia non proprio leggera, così decido di
andare a Santa Maria Novella per lasciarla al deposito bagagli e per
raggiungere Monica e un altro amico che mi aspettano là, pensando che
arrivavo in quella stazione. Mi incammino per le strade deserte, popolate
da qualche poliziotto e molte persone in cammino. Il cielo era grigio e non
prometteva nulla di buono. Atmosfera angusta. Cammino veloce e finalmente
bypassando la marea di persone già raccolte davanti alla Fortezza e le
strade adiacenti, arrivo a S.M.N. dove vengo quasi travolta da una fiumana
di gente che dai treni in continuo arrivo si riversa dalla hall nelle
strade vicine per raggiungere il corteo. Trovo Monica e le dico che vado a
depositare la valigia, ma lei mi dice che il deposito è chiuso (il suo
amico è andato con i loro bagagli nella casa dove dormiranno). E io che
faccio che torno la sera stessa a Bologna? Non posso mica fare la
manifestazione con 20 chili sulle spalle! Entro nella vicina farmacia e
chiedo se gentilmente me la tengono. No, non possiamo. Mi sale la rabbia,
vedo l'uffico della Polfer di fronte e un gruppo di poliziotti davanti.
Decido di andare a chiedere a loro dove posso lasciare la mia valigia. 
-Il deposito è chiuso da tre giorni, riapre lunedì, signora! 
-Come mai? chiedo io. 
-Disposizioni dall'alto. 
-Bella decisione incivile! 
-Non l'abbiamo presa noi, ma le FS, vada all'ufficio Assistenza clienti. 
Bene, ci vado. Parlo con una signora. Stessa risposta. La mia rabbia ormai
bolle, e le dico: ma si rende conto dell'inciviltà? Interviene un
funzionario che dice: è dall'11 settembre che le norme sono cambiate e
chiudiamo. 
-Ah, è chiuso da allora, faccio io incredula. 
-No, è chiuso per i quattro giorni del Social Forum. Ma non lo abbiamo
deciso noi, ma la polizia. 
-E chi allora se la Polfer dice che siete stati voi? Quale polizia?
-La polizia degli alti ranghi... 
-Ah! 
-E' per l'11 settembre signora, ci dispiace ma non possiamo fare niente,
ripete. 
-Così solo perché gli americani sono stati incapaci di fare i loro
controlli agli aereoporti per evitare che entrano i terroristi, noi
dobbiamo pagare per questo e portarci le valigie pesanti in corteo? 
-Non cominciamo con questo, ci sarebbe un lungo discorso da fare...
-Ma tanto noi per voi siamo tutti terroristi, no? 
Il funzionario sorride, ma poi cambia atteggiamento e mi dice: 
sì, ha ragione signora, è ingiusto, e mi indica la vicina stazione delle
corriere che forse dispone di alcuni cassetti per depositare i bagagli. 
Ringrazio e esco dalla stazione per andare nella per fortuna vicina
stazione delle corriere e effettivamente c'è un box con 12 cassetti, e
-miracolo!- un uomo ne stava svuotando uno. Metto la mia valigia, e
finalmente più leggera raggiungo i miei amici e ci incamminiamo per
inoltrarci nel fiume ininterrotto delle tante  "singolarità irriducibili"
che formano questa moltitudine che ha attraversato le strade di Firenze.
Giunti allo stadio, terminato l'emozionante corteo, prendiamo la navetta
per tornare in centro, andiamo a mangiare in una trattoria (neanche cara) e
andiamo al tendone Arci per ascoltare la bellissima serata di poesie contro
la guerra. Finisce tardi, il treno del BSF delle 23 è già partito, dunque
rimane un IC notturno normale a Campo di Marte. C'andiamo in taxi, e
qualcuno fa la riflessione: è singolare che dopo un corteo contro la guerra
ci fanno partire dalla stazione Campo di Marte, visto che Marte è il dio
della guerra... Arriva il treno, affollatissimo, andiamo nel vagono di
prima classe, e il controllore dopo un primo sguardo stupito interrogativo
ci fa accomodare nello scompartimento loro. Con noi due giovani
disubbidienti di un centro sociale di Venezia. Si discute della
manifestazione, ma soprattutto ciò che è o dovrebbe essere la moltitudine a
livello teorico e pratico. E che c'è tanto da discutere e da fare ora.
Soprattutto da FARE!
come aveva scritto Franco nella sua mail: ognuno nella propria vita
quotidiana, tutti i giorni, e poi insieme. Non basta scendere in piazza o
urlare slogan e poi sedersi alla tavola imbandita per godersi un piatto
caldo preparato chissà da chi... o proveniente chissà da quale
multinazionale freeze. Un prodotto diventa tale quando viene consumato e
venduto, ha detto uno dell'Arci alla fine della serata, invitando tutti a
consumare di più i prodotti dell'Altro Mercato, a essere consapevoli anche
nella spesa e perché no? al bar, sull'autobus, ecc. 
Beh spero di non avervi annoiati con queste mie riflessioni ma volevo
semplicemente raccontarvi una mia esperienza, come forse anche quella di
una Signora accanto a me nel corteo che a un certo punto tira fuori un
tubetto di Pocket Coffee per suo marito e poi me ne offre uno. Fanno bene
un po' di calorie in quel freddo umido... come quel tè caldo offerto dai
bimbi arabi alla finestra del primo piano sul viale, l'immagine che forse
mi ha emozionato di più...
un saluto elfi
  


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