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Car*,
un articolo che evidenzia la doppia strategia americana rispetto alla guerra
di invasione all'Iraq:

La guerra non e' solo per il petrolio. Ma per stabilire definitivamente
come superpotenza degli Stati Uniti nel mondo, in particolare nei confronti
della Russia, Cina, Europa e Giappone. E' una guerra contro tutti noi, anche
contro gli imbelli che tengono le leve del potere politico-economico in
Italia e negli altri paesi europei storditi dalla propaganda americana.

 La diplomazia internazionale non conosce soste ed e' tutta
protesa a trovare una soluzione pacifica alla questione irachena. Il piano
franco-tedesco, sostenuto indirettamente dal Vaticano e dallo stesso Kofi
Annan, sembra aver trovato nuova linfa vitale dopo le parole pronunciate al
Consiglio di Sicurezza dell'ONU dal capo degli ispettori Hans Blix. Eppure,
nonostante questi segnali incoraggianti, prima la Russia poi l'Inghilterra e
ora anche la Turchia hanno deciso di ''consigliare'' il rientro immediato
dei loro cittadini dall'Iraq. Il ''Foreign Office'' inglese, in particolare,
ha messo in guardia tutti i cittadini inglesi dal rischio, in caso di
guerra, di diventare, come accadde nel 1991, scudi umani chiedendo
indirettamente agli Stati Uniti almeno tre settimane di tempo per poter
consentire l'evacuazione completa di tutti i civili inglesi. Quanto
riportato in questi giorni dal Washington Post circa la presenza di forze
speciali Usa gia' in territorio iracheno e la notizia apparsa sul Financial
Times, citando un alto ufficiale iraniano, della presenza, sempre in Iraq,
di 5000 soldati guidati e addestrati dall'esercito iraniano pronti ad
attaccare l'esercito di Saddam Hussein, non depongono a favore di una
risoluzione diplomatica del conflitto. Lo stesso ambasciatore saudita alle
nazioni Unite, Fawzi Shobokshi, non ha esitato a dichiarare che la guerra in
Iraq appare inevitabile. Ma che cosa spinge davvero gli Stati Uniti a
perseguire con grande determinazione la via bellica contro Saddam e
soprattutto come potra' una guerra avere conseguenze dirette sull'industria
petrolifera o modificare gli equilibri geopolitici in campo energetico? Uno
studio pubblicato in questi giorni dall'Oxford Institute of Energy Studies e
ripreso interamente dal ''Middle Est Economic Survey'' ha trattato nello
specifico questi temi ponendo l'accento sul fatto che se una guerra si fara'
non sara' solo per il petrolio bensi' per sancire il ruolo di superpotenza
degli Stati Uniti nel mondo, in particolare nei confronti della Russia,
Cina, Europa e Giappone. La disponibilita' di ampie riserve da parte
dell'Iraq e la possibilita', per le compagnie petrolifere Usa e inglesi, di
avere un canale privilegiato per lo sfruttamento di questi ingenti risorse
dal nuovo governo post-Saddam rappresentano una conseguenza di questa
politica Usa non l'obiettivo primario, secondo lo studio riportato. Le
implicazioni per il mercato del petrolio di una eventuale guerra in Iraq
saranno diverse a seconda dell'orizzonte temporale. Nel breve periodo,
infatti, prevarranno gli effetti negativi derivanti dalla indisponibilita'
dei circa 2 milioni di barili/giorno estratti da Baghdad. Appare evidente,
infatti, che in caso di un attacco alleato Saddam Hussein decidera' di
distruggere pozzi petroliferi e pipelines rendendo inutilizzabile per almeno
un anno le infrastrutture togliendo dal mercato il sour iracheno. Le
conseguenze sui prezzi potranno essere ulteriormente acuite nel caso Baghdad
decidesse di attaccare con missili o altri strumenti di distruzione
installazioni petrolifere in Kuwait o in Arabia Saudita, anche se questa
ipotesi appare altamente improbabile. Tra i fattori critici per il mercato
petrolifero vanno considerati anche gli effetti derivanti dalla ridotta
produzione di greggio in Venezuela, attualmente a 1.5 milioni di
barli/giorno, oltre alla contrazione della produzione in Nigeria legata agli
scioperi annunciati dai lavoratori del settore petrolifero. Non appare
probabile, inoltre, l'avvio di un embargo petrolifero agli Stati Uniti da
parte dei Paesi produttori come ipotizzato da alcuni osservatori. Nel medio
periodo, invece, le conseguenze di una guerra all'Iraq saranno legate a due
fattori: da un lato la ricostruzione delle infrastrutture minime per
ristabilire il normale flusso di petrolio prodotto e dall'altro l'avvio dei
negoziati con le principali compagnie petrolifere mondiali per siglare gli
accordi di joint venture per lo sfruttamento delle enormi potenzialita'
presenti nel sottosuolo iracheno.

L'evoluzione della crisi internazionale non ha solo risvolti geopolitici ma
anche economici. Lo aveva affermato il numero uno delle Federal Reserve,
Alan Greenspan, di fronte al Congresso esprimendo, nel contempo, piu' di una
perplessita' sulle scelte di politica economica effettuate
dell'amministrazione Bush che prevedono tagli alla spesa per oltre 670
miliardi di dollari in dieci anni. Ad analoghe conclusioni e' arrivato anche
il Fondo Monetario Internazionale il quale, anticipando le stime economiche
dell'outlook, che verra' pubblicato in primavera, ha ridimensionato le
previsioni di crescita dell'intero pianeta in modo particolare per il
Giapponese e l'Europa. Tali previsioni, per esperienza, vanno prese con
grande cautela per effetto non solo degli elementi di incertezza legati alle
questioni geopolitiche in Centro Asia ma anche alle strette relazioni
esistenti tra l'Istituto e l'amministrazione americana. L'analisi
disaggregata delle stime delle principali nazioni aderenti all'area Euro,
infatti, dimostra come gli scenari forniti siano risultati piu' ottimistici
per i Paesi molto vicini alla politica estera americana, come Italia e
Spagna. Le valutazioni del FMI hanno invece penalizzato eccessivamente
Germania e Francia, in questa fase molto lontane dalle posizioni americane.
Per il 2003 la crescita dell'intero pianeta non superera' il 3,3% a fronte
del 3.7% stimato nelle precedenti simulazioni econometriche e solo a partire
dal 2004 si assistera' a un significativo 4.2%. A trainare lo sviluppo
saranno ancora una volta gli Stati Uniti nonostante le difficolta'
incontrate dalla propria economia a partire dagli avvenimenti dell'11
settembre 2001. Per il 2003, il Fondo monetario internazionale, prevede una
crescita del 2.4%, a fronte di un piu' confortante 2.6%, mentre per il 2004
la crescita si potra' assestare a un piu' consistente 3.9% y/y. Tale
dinamica risentira' in modo determinante delle scelte di politica
internazionale dell'amministrazione Bush, in particolare degli effetti della
guerra totale al terrorismo dichiarata dopo gli attacchi terroristici alle
Torri gemelle. L'avvio di una guerra all'Iraq oltre ad avere costi diretti,
stimati da alcuni osservatori in almeno 100 miliardi di dollari, avra'
ripercussioni sulla crescita mondiale nell'ordine del mezzo punto
percentuale qualora si dovesse protrarre per pi di quattro mesi. A
preoccupare, nel caso degli Stati Uniti e' soprattutto la dinamica dei conti
pubblici. Gli sgravi fiscali previsti dal Presidente George W. Bush e gli
incrementi della spesa militare dovrebbero, secndo FMI, portare il deficit
federale al 4.2% del Pil nel 2003 dopo aver raggiunto nel 2002 il 3.6% del
Prodotto interno lordo Usa. Rimane invece sempre nero lo scenario per i
Paesi dell'area Euro. Dopo aver chiuso il 2002 con una crescita complessiva
del 0.8% il Pil dell'area dovrebbe raggiungere il +1.3% nel 2003 e il +2.4%
nel 2004. A tale dinamica tutt'altro che incoraggiante contribuira' in
particolare la Germania che, sulla base degli ultimi dati, sembra molto
vicina alla recessione. Dopo aver messo a segno un +0.2% nel 2002, la
crescita del Pil tedesco si manterra' al +0.7% nel 2003, a fronte di un 2.0%
stimato finora, e dovrebbe cominciare a riprendersi (+2.0%) solo a partire
dal 2004. A fronte di una crescita molto prossima allo zero i conti pubblici
tedeschi rimarranno sotto pressione raggiungendo per il 2003 un livello
prossimo al 3.2% del Pil per quanto attiene il disavanzo pubblico, dopo il
3.7% del 2002 che ha portato il Paese guidato dal Cancelliere Schroeder
fuori dal sentiero virtuoso individuato dal patto di stabilita'. Rimane
tragica, secondo le stime FMI, la situazione giapponese. Il tasso di
crescita del Pil, infatti, dopo il -0.2% del 2002 dovrebbe mantenersi a un
+0.5% nel 2003 e avvicinarsi all'1% solo nel 2004. Nel frattempo, pero', le
scelte di politica economica nipponiche porteranno il deficit statale a
mantenersi attorno al 7.5% del Pil nei prossimi tre anni.

c/

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----- Original Message -----
From: "rossana" <[EMAIL PROTECTED]>
To: <[EMAIL PROTECTED]>
Sent: Sunday, February 23, 2003 4:12 PM
Subject: Re: [RK] (no subject)


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mi piace scompigliare le idee di Sbancor, apparentemente troppo categoriali.
Dove trovare delle somiglianze dove tutto sembra diversissimo?

Bit di intelligenza creativa
L'intelligenza del corpo-macchina per vedere la realtà, per aiutare la
simulazione mentale, per aggregare esperienze e inventare situazioni.
Campo dei Fiori è il corpo che brucia: "ed abbiam dottrina di non cercar la
divinità rimossa da noi, se l'abbiamo aprresso, anzi di dentro, più che noi
medesimi siamo dentro a noi". Giordano Bruno.
Ah! il suo orizzonte senza fantastiche muraglie che sembrava metter
disordine all'ordine divino!
Ma quell'ordine è "quel bell'ordine e scala di natura è un gentil sogno ed
una balia di vecchie rimbambite".
Cos'è oggi la guerra se non la paura dell'imprevisto?
Ma può essere tutto calcolato, pianificato?
No la loro guerra è l'organizzazione che consente di ordinare e predisporre
di elementi scomposti, è la combinazione che ha bisogno di elementi
funzionalmente omogenei, logicamente interdipendenti, l'obiettivo è il
raggiungimento del risultato.
Come scombinare l'arte del calcolare?
Hanno creato il "sistema soldato" del XXI secolo, grazie alla
digitalizzazione potrà moltiplicare la propria intelligenza individuale,
integrarsi, contare sull'intelligenza allargata. Una intelligenza fruibile
in qualsiai momento e in qualsiai luogo attraverso reti trasmissive cablate
e/o via rete.
Scollegare l'intelligenza senza corpo. Il corpo eretico oggi non ha più
bisogno di bruciare nella piazza, deve muoversi e provare il piacere di
connettere corpi a corpi, intelligenza a intelligenza

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