Ciao Alex,

rispondo alle tue obiezioni.

> Una sola obiezione: ma sei così sicuro che nei prossimi decenni ci sarà
> ancora un mondo su cui discutere ? Perché io vedo solo accelerazioni
> distopiche ed entropiche a destra mentre la sinistra manca o il rifugiarsi
> in futuri radiosi alquanto improbabili. Non sono solo i diritti
> fondamentali a essere a repentaglio, è la specie umana stessa che rischia
> di essere cancellata. Dispero che si possa costruire alcunché sul deserto
> che avanza, tanto meno un altro mondo. Certamente non è possibile in
> assenza di un'identità progettuale che esprima la possibilità di coagulare
> visioni/esperienze di mondi diversi in potenza mediatica, sociale,
> culturale dispiegabile contro l'impero del necrocapitale e il suo
> doppelganger sunnita. La definizione di un sé collettivo è capace di
> infrangere le barriere geografiche e i monopoli mediatici più temibili. Se
> non sappiamo chi siamo, non abbiamo futuro.

L'altro mondo di cui parlo già c'è, anzi è l'unica cosa che c'è, anche se
noi non lo guardiamo. Io non intendo un altro mondo da costruire,
un'altra società, un'altra economia, un'altra cultura. Questo è quello che
si è sempre inteso fare e che ora non è più possibile. Io intendo invece
questo stesso mondo che già c'è, ma guardato con diversi occhi. Occhi
che mettono al centro i propri occhi, anziché l'occhio di un satellite che
fotografa il pianeta Terra.

La differenza consiste in questo: quello che dobbiamo comprendere e
condividere, per poter vincere, non è il mondo che *conosciamo* (il
globo terrestre nella sua durata storica: la società, l'economia, la
cultura...), bensì il mondo che *percepiamo* (l'intorno sensoriale di
ciascuno di noi nella sua durata giornaliera). E' quest'altro mondo
quello di cui, letteralmente, non sappiamo niente. Ed è questo che, per
ciascuna singola vita, è l'unico e il solo mondo vero, comprendendo e
condividendo il quale, essa diviene padrona di sé, cioè libera.

> Chi siamo? Quando un@ diceva che era un leveller, un giacobino, una
> cartista, un anarchico, una comunista, un partigiano, bastava quella
parola
> a farl@ sentire parte di un mondo in costruzione che né le perquisizioni,
> né le torture, né le trincee potevano arrestare. Le identità cambiano il
> mondo. Che cosa siamo noi?

Noi siamo i primi a non poter più avere identità, immagine di noi. E quindi
siamo anche i primi a non poter più cambiare il mondo mediante una
nuova immagine del mondo. Noi possiamo cambiarlo soltanto mediante
l'Immagine che lui stesso proietta sulle nostre retine. E questa Immagine
ci è comune, nella misura in cui comune è il corpo che possediamo.

Noi, quindi, non siamo altro che organismi viventi della specie Homo.
Il nostro corpo è una macchina indeterministica perfetta, costituita sulle
medesime leggi che reggono la biosfera terrestre. Il main stream
dell'informazione è il segnale di disturbo che sconnette la nostra
intelligenza dal flusso sensomotorio delle sue percezioni,
connettendola ad una specie di allucinazione, dentro la quale, tutto
quello che ha senso per la vita, è nulla.

> Ciao, lx

Baci.

Z.




___________________________________________
 
http://rekombinant.org
http://rekombinant.org/media-activism

Rispondere a